
L'”Investors Day” si terrà presso la gigafactory realizzata nei sobborghi sud-orientali, si terrà l’incontro con azionisti, investitori e analisti
Tesla ha da tempo annunciato l’organizzazione di un “Investor Day”, ossia di un incontro con la comunità finanziaria: l’evento è previsto per l’1 marzo ma il suo amministratore delegato, Elon Musk, ha già svelato quale sarà uno dei principali argomenti da discutere durante l’evento: si tratta del “Master Plan 3”, ovvero la terza fase delle strategie di sviluppo dell’azienda con sede oggi a Austin.
Proprio nella città texana, per la precisione presso la gigafactory realizzata nei sobborghi sud-orientali, si terrà l’incontro con azionisti, investitori e analisti. Di cosa si parlerà nello specifico? Difficile dirlo, ma di sicuro Musk svelerà la nuova piattaforma per la piccola elettrica, che molti chiamano ormai Model 2.
Ripercorriamo la storia di questi eventi con 4 ruote. Il primo “Masterplan”, denominato non senza un pizzico di ironia ‘”he Secret Tesla Motors Master Plan (just between you and me)”, risale al 2006, quindi al periodo in cui l’azienda era una quasi sconosciuta startup della Silicon Valley californiana: è, infatti, è stato pubblicato solo sul sito e non discusso pubblicamente.
In sostanza, l’obiettivo del piano era di delineare, a grandi linee, la visione aziendale e i programmi di sviluppo incentrati su quattro passaggi chiave: produrre auto sportive, raccogliere finanziamenti per assemblare un’elettrica accessibile, avviare la produzione di un modello ancor più economico, offrire al mercato soluzioni per la generazione di elettricità da fonti rinnovabili.
La prima fase ha portato alla realizzazione della prima Roadster, delle Model S e X, allo sviluppo iniziale della Model 3 e all’acquisizione del produttore di pannelli fotovoltaici SolarCity. Nel 2016, il piano poteva considerarsi quasi completato, anche se gli obiettivi non erano stati del tutto raggiunti. La S doveva costare intorno ai 50 mila dollari e la 3 a partire da 35 mila, non il doppio (o poco meno) di oggi, ma la Tesla, o meglio Musk, ha comunque fatto parlare di sé e avviato, in un modo o in un altro, il processo di affermazione della mobilità elettrica e quella rivoluzione del settore automobilistico messa in conto da numerosi analisti e osservatori di mercato.
Nel luglio del 2016 arriva dunque un secondo piano, descritto con meno enfasi e autoironia e con il nome più semplice e diretto di “Master Plan, Part Deux”. Tre i passaggi chiave: produrre tetti solari con sistemi integrati di accumulo, ampliare la gamma prodotti per coprire tutti i principali segmenti del mercato automobilistico, sviluppare una capacità di guida autonoma 10 volte più sicura di quella manuale tramite pervasivi sistemi di ‘machine learning’ e intelligenza artificiale.
Rispetto al primo piano, la Tesla ha affrontato molti più ostacoli nel raggiungere obiettivi decisamente (forse sin troppo) ambiziosi. Le attività nel campo dei tetti fotovoltaici non sono mai decollate come sperato, la guida autonoma non è tale pur restando un plus dell’offerta, mentre l’ampliamento della gamma si è rivelato un percorso irto di ostacoli. La produzione della Model 3, per ammissione dello stesso Musk, ha portato l’azienda a sfiorare la bancarotta, anche se oggi bisogna riconoscere che è un successo globale e, con la Model Y, ha spinto Tesla a superare il milione di veicoli prodotti e a raggiungere una capitalizzazione di Borsa di più di mille miliardi.
Altri modelli, invece, sono stati più volte rinviati: sono la motrice Semi, per la quale le consegne sono partite solo lo scorso dicembre (con un anno di ritardo rispetto alle indicazioni originarie) e l’attesissimo Cybertruck. Presentato nel luglio del 2019, il pick-up è stato penalizzato nel processo di sviluppo dalle sue forme avveniristiche e pertanto la produzione è stata più volte posticipata: dovrebbe essere avviata nella seconda parte dell’anno per consentire l’avvio delle consegne nei primi mesi del 2024, quindi con due anni di ritardo rispetto ai programmi.
Ritardi o non ritardi, Musk si trova ora nelle condizioni di rafforzare le sue ambizioni, cercando di riprendere alcuni dei cardini dei due primi Master Plan, ovvero l’ulteriore espansione della gamma, magari con la nuova Roadster (a sua volta più volte rinviata) e altre novità, e soprattutto l’elettrica dal prezzo abbordabile.
L’imprenditore ha, per ora, spiegato che il nuovo piano indicherà “il percorso verso un futuro energetico completamente sostenibile per la Terra”. Nei mesi scorsi, invece, Tesla ha fissato obiettivi più prosaici, come “raggiungere una dimensione molto ampia” nella produzione di veicoli e batterie, compresa l’estrazione e la raffinazione delle materie prime, con l’obiettivo di modificare l’intera infrastruttura energetica della terra”.
In tale ottica vanno lette le indiscrezioni su possibili investimenti diretti nel campo minerario o l’ampliamento dell’impianto di Reno o le trattative per nuove gigafactory (si parla di Canada, Corea, Messico, Indonesia e India).
L’Investor Day potrebbe essere l’occasione per discutere di questioni come l’espansione di alcuni servizi (a breve dovrebbe arrivare anche in Europa l’offerta di polizze assicurative), gli sviluppi della guida autonoma, di un robotaxi o dell’umanoide Optimus, nonché dei nuovi obiettivi produttivi e commerciali: Tesla ha consegnato 1,3 milioni di vetture nel 2022, il 40% in più rispetto al 2021, e vuole consegnarne 1,8-2 milioni nel 2023, ma Musk ha parlato anche dell’obiettivo dei 20 milioni per un futuro prossimo.
Per riuscirci ha già sottolineato la necessità di ridurre i prezzi delle sue elettriche. E, infatti, si sa già il primo marzo sarà svelata la piattaforma di terza generazione, destinata a diventare la base della Model 2: sarà un’evoluzione delle architetture attuali (con la prima sono state lanciate le Model S e X e con la seconda le Model 3 e Y), sfrutterà i risultati del lavoro effettuato per lo sviluppo del Cybertruck e della motrice Semi e, soprattutto, consentirà di ridurre i costi di produzione del 50% e, conseguentemente, di porre le basi per un’ulteriore crescita dei volumi.
Non è detto che il taglio dei costi si traduca in un’analoga riduzione dei listini, ma in ogni caso le caratteristiche della piattaforma, le dimensioni ridotte e le economie di scala dovrebbero consentire di offrire il nuovo modello a un prezzo decisamente inferiore a quello della Model 3. Non lontano dai 25 mila dollari ipotizzati da Musk.