
L’indagine, condotta su 55 aziende per complessivi 175mila lavoratori mostra uno scarto pesante sul salario accessorio (indennità e superminimi)
Il gender pay gap non risparmia il settore metalmeccanico. È una indagine della Fiom, presentata all’ultimo congresso delle tute blu della Cgil che si è chiuso ieri, a far luce su un fenomeno dai dati allarmanti.
L’indagine, condotta su 55 aziende per complessivi 175mila lavoratori, secondo quanto riporta l’Adnkronos, conferma infatti uno scarto pesante sul salario accessorio, quello che comprende indennità e i superminimi previsti generalmente per compensare lo svolgimento di lavori che comportano maggiori oneri e difficoltà al lavoratore e che concorre al “peso” finale della busta paga, di uomini e donne.
Le più colpite nell’industria metalmeccanica sono le operaie: il loro salario accessorio medio,infatti, tra il 2020 e il 2021 è stato inferiore del 37,3% di quanto incassato dai colleghi maschi, 2.853 euro medi lordi contro i 4.570 euro degli uomini. Leggerissimamente meglio, anche se la forbice è ancora larga , il gap a livello di dirigenti: qui il salario accessorio delle donne è il 31,2% sotto quello dei maschi, 27.590 contro 40mila.
È tra gli impiegati invece che si registra un miglioramento, se così si può dire, lo scarto si ferma al 25%, 6.415 contro 8.611. Ma scende poi scendere ulteriormente tra i quadri dove le donne guadagnano l’8,5% in meno degli uomini, 18.224 mila v/s 19.940.
La differenza tra uomini e donne, però, si registra anche a livello di forza lavoro. La fotografia scattata dalla Fiom infatti, attesta come, rispetto alla occupazione complessiva del settore al 31/12/2021, le donne rappresentino appena il 19% dei lavoratori.
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