
Il caso risale all’agosto 2018, quando Musk annunciò su Twitter che stava valutando la manovra e che aveva già trovato i fondi per acquistare il titolo a 420 dollari per azione
Un giudice federale ha autorizzato il pagamento di 41,5 milioni di dollari agli investitori danneggiati dai tweet postati dal miliardario Elon Musk nel 2018 in cui affermava di avere fondi per far uscire la sua società Tesla dal mercato azionario, e che sono stati oggetto di una causa.
Secondo un documento reso pubblico oggi in un tribunale di New York, il giudice Lewis K. Liman ha ordinato che il denaro, frutto di un accordo raggiunto quell’anno tra Musk e la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense, venga trasferito ai querelanti. Il caso risale all’agosto 2018, quando Musk annunciò su Twitter che stava valutando il delisting di Tesla e che aveva già trovato i fondi per acquistare il titolo a 420 dollari per azione, ben al di sopra del suo prezzo di mercato.
Il tweet è stato accolto con scetticismo dagli specialisti del settore e giorni dopo Musk ha riconosciuto che non era vero che aveva i finanziamenti necessari, ma nel frattempo c’è stata una grande volatilità del titolo, che ha portato la SEC e un gruppo di investitori a fare causa a Tesla e a Musk per aver gonfiato artificialmente il suo valore.
Nel settembre 2018, Musk, Tesla e la SEC hanno raggiunto un accordo in base al quale i due avrebbero pagato una multa di 20 milioni di dollari ciascuno e che prevedeva che Musk si dimettesse temporaneamente da presidente del consiglio di amministrazione di Tesla e che i suoi tweet sull’azienda fossero monitorati.
La scorsa settimana, la SEC ha dichiarato che il premio di 41,5 milioni di dollari – le due multe più gli interessi – sarà ripartito tra 3.350 ricorrenti che riceveranno in media circa 12.400 dollari, consentendo loro di recuperare poco più della meta’ delle perdite dichiarate.
Musk, che rimane l’amministratore delegato di Tesla, ha acquistato Twitter nel 2022 per 44 miliardi di dollari e quest’anno ha rinominato il social network X.
(foto SHUTTERSTOCK)