
La produzione italiana di vino è stimata intorno ai 43,9 milioni di ettolitri, facendo entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell’ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017
La vendemmia 2023 dà lavoro a 1,5 milioni di persone che sono impegnate direttamente nei campi, nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche nelle attività collegate, dall’enoturismo alla cosmetica, fino alle bioenergie. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che diffonde numeri non buoni a causa del maltempo che ha caratterizzato questa estate.
La produzione italiana è stimata intorno ai 43,9 milioni di ettolitri, in calo del 12% rispetto al 2022, e questo farebbe entrare il 2023 fra i peggiori anni della storia del vigneto Italia nell’ultimo secolo insieme al 1948, al 2007 e al 2017. E l’Italia potrebbe non essere più il maggiore produttore mondiale di vino, superata in quantità dalla Francia che dovrebbe produrre 45 milioni secondo l’ultimo bollettino del Ministero dell’agricoltura francese dell’8 settembre scorso. Ma la partita è ancora aperta dopo che l’arrivo del sole nella prima metà del mese ha rappresentato una vera manna per la vendemmia.
Il vino è il prodotto agroalimentare italiano più esportato all’estero con un valore che nel 2022 è stato pari a 7,9 miliardi sui mercati mondiali. «Il vino rappresenta un patrimonio del made in Italy anche dal punto di vista occupazionale che va difeso dai tentativi di colpevolizzarlo sulla base di un approccio ideologico che non tiene contro di una storia millenaria che ha contribuito non solo a far grande il nostro agroalimentare, ma si inserisce appieno nella dieta mediterranea che in questi anni ha visto gli italiani primeggiare per longevità a livello europeo e mondiale», ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
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