
Nel trimestre in corso mancano 150 mila addetti. La ristorazione risente ancora delle chiusure legate al Covid
Il 60% delle aziende della ristorazione non trova lavoratori e nel trimestre in corso mancano 151.550 figure professionali, soprattutto camerieri e baristi (per il 50%) e cuochi. A lanciare l’allarme è Fipe-Confcommercio durante la consueta Assemblea annuale che si svolge a Roma.
Nel 2022 le oltre 165mila aziende del settore con almeno un dipendente hanno impiegato, in media, 987.052 lavoratori dipendenti, ma il reperimento del personale rappresenta il tallone d’Achille per la maggior parte delle imprese. Si cercano prevalentemente figure oltre i venticinque anni, che abbiano maturato una esperienza specifica, ma la mancanza di candidati si sta rivelando un problema cronico.
Per Fipe il problema rischia di frenare il percorso positivo intrapreso, sul quale influisce anche il crescente aumento dei consumi fuori casa: sarà infatti di 89,6 miliardi di euro correnti la spesa prevista per il 2023, contro gli 83,5 miliardi del 2022. A prezzi costanti siamo, tuttavia, ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia.
La ristorazione continua a essere fortemente attrattiva per l’imprenditoria femminile: l’incidenza media delle imprese guidate da donne è infatti del 21,4%. Anche tra i giovani il settore gode di particolare appeal: una impresa su dieci è amministrata da giovani under 35.
Ma dinamica imprenditoriale dei pubblici esercizi continua a risentire delle chiusure dovute al Covid. Nei primi nove mesi del 2023 hanno avviato l’attività 8mila imprese, mentre 14.869 hanno chiuso In totale le imprese iscritte a settembre 2023 negli archivi delle Camere di Commercio italiane come servizi di ristorazione sono 334.173, la maggioranza (14,6%) in Lombardia.
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