
Incriminate le commissioni su App Store. L’Antitrust russa ha finito questa pratica “concorrenza sleale”
Il colosso tecnologico statunitense Apple ha pagato una multa russa di 1,2 miliardi di rubli, il corrispettivo di 13,65 milioni di dollari, inflitta alla società per presunto abuso della sua posizione dominante sul mercato per quanto riguarda i pagamenti in-app, ha comunicato l’agenzia antitrust russa FAS.
Potrebbero arrivare problemi analoghi, per la società americana dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che aveva già annunciato la possibilità di un causa antitrust contro Apple per quanto riguarda le limitazioni dei software e hardware presenti su iPhone e iPad. La causa potrebbe essere intentata già a marzo.
Come abbiamo visto Apple, come anche Google ma soprattutto il colosso americano, stanno affrontando una battaglia sempre più aspra per le commissioni sui rispettivi negozi di applicazioni, proprio in questi giorni negli Usa è entrata in vigore una legge secondo cui non si può impedire agli sviluppatori di pubblicizzare metodi di pagamento alternativi e esterni, e quindi esenti da commissioni, e giusto nelle scorse ore è emersa la notizia che Apple ha pagato in Russia una multa equivalente a oltre 13 milioni di dollari per lo stesso motivo.
L’azienda di Cupertino, come noto richiede commissioni per ogni transazione: acquisto di app, giochi o contenuti in-app o pagamento di abbonamenti ricorrenti, per esempio, effettuata sui rispettivi negozi digitali. In genere le spese ammontano al 30% del totale, ma in alcune circostanze possono essere ridotti al 15%. Mentre Google , che applicava le stesse dinamiche, si è dimostrata nel tempo più malleabile in questo senso, Apple è rimasta più arroccata sulla propria posizione.
Entrambe le società proibiscono lo steering, che è appunto la prassi di invitare l’utente ad acquistare i contenuti da canali alternativi, per esempio il sito ufficiale degli sviluppatori. Nello specifico, è possibile spiegare che un metodo alternativo esiste, ma è vietato implementare link, pulsanti e altre scorciatoie che rendano comodo il processo per l’utente. E’ la ragione per cui per tanti anni non è stato possibile comprare o rinnovare l’abbonamento a Netflix direttamente dall’app, tanto per fare uno degli esempi più famosi.
In questa battaglia Apple, come è noto, è un bersaglio più grosso di Google perché iOS è una piattaforma molto più blindata di Android: la regola anti-steering vale infatti solo per le app pubblicate su App Store o Play Store, e Android permette di installare software da fonti esterne con relativa facilità, mentre nel caso di Apple è praticamente obbligatorio ricorrere al jailbreak, una tecnica complicata e relativamente rischiosa, non certo alla portata dell’utente medio.
Già nel 2021 l’organizzazione Antitrust russa aveva definito questa pratica concorrenza sleale, e dal processo che ne era scaturito Apple era stata condannata a pagare intorno a 1,2 miliardi di rubli, appunto i 13,65 milioni di dollari. L’azienda aveva fatto ricorso, ma la richiesta è stata rifiutata. Secondo fonti Reuters alla società guidata da Tim Cook, esaurite le opzioni, non è rimasto altro da fare che pagare. Apple, che non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento, in precedenza aveva fatto sapere di essere “rispettosamente in disaccordo” con una sentenza FAS secondo cui la distribuzione di app da parte della società di Cook attraverso il suo sistema operativo iOS dava ai propri prodotti un vantaggio competitivo.
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