
Secondo quanto pubblicato nella nota le prospettive economiche sono incerte?
La Federal Reserve ha inviato un tiepido segnale di ottimismo ai mercati indicando che ha terminato di aumentare i tassi di interesse, ma ha chiarito che non è pronta ad iniziare a tagliarli e che non esistono progetti in tal senso nel prossimo futuro.
Il Federal Open Market Committee ha eliminato dal comunicato le parole che indicavano la volontà di continuare ad aumentare i tassi di interesse fino a quando l’inflazione non fosse stata portata sotto controllo e si fosse avviata verso l’obiettivo di inflazione del 2% fissato della Fed.
Tuttavia, ha anche affermato che non ci sono ancora piani per tagliare i tassi, dato che l’inflazione è ancora al di sopra dell’obiettivo della banca centrale. Quindi il comitato, per la quarta volta consecutiva, ha votato all’unanimità per non aumentare il tasso di riferimento che è fissato in un intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,5%, il più alto in quasi 23 anni.
“Nel considerare eventuali aggiustamenti, il Comitato valuterà attentamente i dati in arrivo, l’evoluzione delle prospettive e l’equilibrio dei rischi”, si legge nella nota.
La dichiarazione indica che la crescita economica è stata “solida” e sottolinea i progressi compiuti sul fronte dell’inflazione.
“Il Comitato ritiene che i rischi per il raggiungimento degli obiettivi di occupazione e inflazione si stiano avvicinando a un migliore equilibrio”, si legge nella missiva del FOMC. “Le prospettive economiche sono incerte e il Comitato resta molto attento ai rischi di inflazione”.
Anche se i sei mesi di calo dell’inflazione sono stati incoraggianti, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha affermato di essere alla ricerca di prove più ampie che i prezzi stiano scendendo. «Come comitato, abbiamo bisogno di vedere più prove che confermino ciò che pensiamo di vedere e che ci dicano che siamo sulla buona strada e ci diano fiducia che siamo sulla strada verso un percorso sostenibile e un’inflazione al 2% ». In altre parole la Fed è alla ricerca di “dati più validi”, non di “dati migliori”, afferma Powell
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