E’ stato bollinato l’emendamento del governo al Decreto Superbonus. Il testo, in sei pagine, contiene anche la norma che prevede per le spese legate al Superbonus sostenute nell’anno 2024 la ripartizione della detrazione «in dieci quote annuali di pari importo». Sono previste anche norme specifiche per le banche, a partire dal 2025.
La detraibilità in 10 anni delle spese per interventi col Superbonus riguarda un ammontare di detrazioni fruibili pari a quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025. Emerge dalla relazione tecnica all’emendamento del governo al decreto superbonus arrivato nella notte, che introduce la misura. «Ai fini della stima sono stati considerati l’ammontare di detrazioni fruibili per l’anno 2024 pari a circa 6.211 milioni di euro e per l’anno 2025 pari a circa 5.780 milioni di euro, scontati nelle previsioni di bilancio», si legge.
Per le banche dal 2025 non è più possibile compensare i crediti del Superbonus con debiti previdenziali. La norma, che vale anche per gli studi finanziari, non tocca invece le persone fisiche.
Per quanto riguarda la rateizzazione dei crediti delle banche e delle società appartenenti ai gruppi bancari o assicurativi è prevista, a partire dall’anno 2025, la ripartizione in 6 rate annuali di pari importo: le rate dei crediti risultanti dalla nuova ripartizione non possono essere cedute ad altri soggetti, oppure ulteriormente ripartite.
Le nuove norme non si applicano ai soggetti che abbiano acquistato le rate dei predetti crediti a un corrispettivo pari o superiore al 75% dell’importo delle corrispondenti detrazioni. In pratica, la norma non penalizza gli istituti finanziari che hanno acquistato i crediti senza un eccessivo sconto.
Negli altri articoli dell’emendamento prevendo un fondo da 35 milioni per il 2025 per gli interventi di riqualificazione nelle aree interessate da piccoli interventi sismici e finanziamenti per 100 milioni per il 2025 la riqualificazione energetica e strutturale realizzata dagli enti del terzo settore, dalle onlus, dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale.
Per le proposte di subemendamenti parlamentari ci sarà tempo fino a lunedì 13 maggio, alle 18. A fornire indicazioni sulla proposta di modifica del Governo era stato, in un intervento a Tgcom 24, il senatore di FdI Giorgio Salvitti, relatore del provvedimento.
Salvitti aveva indicato quattro punti: «Estensione ad altri territori che hanno subito sismi o alluvioni la possibilità della cessione del credito con un tetto; il terzo settore con un tetto di spesa; la rateizzazione in 10 anni che riguarderà l’anno finanziario 2024; e una parte sulla remissione in bonis per pratiche che hanno avuto errori sostanziali ma di carattere materiale (come errori di trasmissione o di compilazione) che non hanno incidenza sulla spesa».
«Verrà inserito – aveva inoltre aggiunto – anche un provvedimento che il lavoro di commissione ha portato avanti per rendere i Comuni protagonisti anche nel controllo di eventuali frodi con un ristoro intorno al 50% di quanto individuato», aveva aggiunto Salvitti.
L’attenzione di politica e diretti interessati si è concentrata inevitabilmente sullo spalmacrediti, che allunga da quattro a dieci anni il tempo di utilizzo del bonus ridotto al 70% per le spese sostenute a partire da quest’anno. L’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni riguarderà dunque solo le spese sostenute nel 2024.
Una retroattività “limitata”, come ha provato a rassicurare il governo dopo l’allarme lanciato da banche, imprese e costruttori di fronte alla nuova stretta per limitare l’impatto della valanga del superbonus sui conti pubblici, a partire dal debito. Ma la precisazione non ha attenuto le preoccupazioni e anzi si amplia il fronte dei contrari.