Come prevedibile, l’arresto di Pavel Durov, fondatore dell’app di messaggistica Telegram, sta diventando un caso politico: “L’arresto del presidente di Telegram su suolo francese è avvenuto nell’ambito di un’indagine giudiziaria in corso. Non è in alcun modo una decisione politica. Spetta ai giudici pronunciarsi sulla questione”, ha scritto il presidente Emanuel Macron su X.
Secondo quanto da lui dichiarato “La Francia è più che mai legata alla libertà di espressione e di comunicazione, all’innovazione e all’imprenditorialità. Rimarrà così – ha sottolineato Macron – in uno Stato di diritto, sui social network come nella vita reale, le libertà si esercitano in un quadro stabilito dalla legge per proteggere i cittadini e rispettare i loro diritti fondamentali. Spetta al sistema giudiziario, in completa indipendenza, far rispettare la legge”.
Immediato anche il commento di Telegram alle accuse delle autorità d’oltralpe. Telegram “si attiene alle leggi dell’Ue, inclusa la Legge sui Servizi Digitali (Digital Services Act), e la sua moderazione è conforme agli standard del settore e in costante miglioramento”. “Il ceo di Telegram, Pavel Durov, non ha nulla da nascondere e viaggia frequentemente in Europa” “È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili per l’abuso di quella piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali”.