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Comuni allungano i tempi: “Un anno in più solo per il progetto”
Il governo gialloverde vuole riscrivere il Codice appalti con l’obiettivo di velocizzare gli adempimenti. Le differenze di performance tra i diversi enti mostrano però che la competenza di chi gestisce le gare è cruciale. E il decreto per ridurre le stazioni appaltanti non è mai stato varato. Dai dati dell’Agenzia per la coesione emerge anche che per i lavori più piccoli il 60% del tempo se ne va in passaggi burocratici. Quasi 16 anni, in media, per progettare e realizzare una grande opera pubblica di valore superiore ai 100 milioni di euro. Mentre per quelle piccole, da meno di 100mila euro, ci vogliono poco più di due anni e mezzo. Ma i tempi lievitano quando a gestire gli appalti sono i Comuni. Al contrario le Regioni riescono a ridurli del 22% rispetto alla media. Il governo gialloverde ha intenzione di riscrivere il Codice dei contratti pubblici, entrato in vigore solo due anni fa, con l’obiettivo dichiarato di velocizzare gli adempimenti e far ripartire gli investimenti bloccati: nel 2017 la spesa per opere e infrastrutture è crollata a 33,7 miliardi contro i 54,2 del 2009. Le differenze di performance tra i diversi enti fanno però pensare che parte del problema stia nel livello di preparazione delle stazioni appaltanti. “La pa si è molto impoverita delle competenze tecniche e ingegneristiche necessarie per gestire le fasi di affidamento ed esecuzione”, commenta al fattoquotidiano.it Alberto Vannucci, docente di Scienza politica a Siena ed esperto di anticorruzione. “Quindi è disarmata e finisce per essere ostaggio dei privati. E questo spiega anche la difficoltà di attuare le varie riforme della normativa sugli appalti che si sono succedute dopo Tangentopoli“.
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