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Non abbiamo fatto in tempo ad abituarci all’abbandono della cara vecchia Lira (e conosco qualche amico che ancora parla di Franchi), che già potremmo fare a meno anche dell’Euro
Sapendo che la cosa vi dispiace moltissimo, e anche a me (e sono ironico, ovviamente), devo però deludervi nel dirvi che no, l’”Italexit” ancora non l’abbiamo fatta. Mi riferisco all’avanzata inarrestabile delle nuove valute immateriali alternative, e specifico alternative non a caso, nel senso che anche le monete convenzionali o tradizionali che dir si voglia sono ormai immateriali.
In effetti, essendo io un soggetto tipicamente “cinestesico”, come si direbbe in programmazione neuro linguistica, quindi legato al senso del tatto, faccio fatica al pensiero di dover rinunciare alle banconote, come feticcio e come icona, col loro profumo di carta stampata e la loro inconfondibile setosità, e sono certo che molti di voi saranno d’accordo con me, nel rammarico di dover abbandonare questo sofisticato piacere che dà contare e maneggiare le monete di carta, ma anche quelle metalliche, naturalmente, per non parlare della sensazione orwelliana di “controllo”.
Se non avete mai provato, come spero, a falsificare denaro, avrete tuttavia certamente utilizzato nella vostra vita delle valute alternative, fosse anche solo per giocare a “Monopoli”. Be’, sappiate che l’utilizzo di queste monete nella realtà, nel nostro sistema economico è semplicemente illegale. E’ vero, ci sono degli esempi di applicazione che sono accettati, sebbene maltollerati, come il “Sardex” e lo “SCEC”, ma si tratta di casi limite. Anche la proposta dei mini-BOT del governo giallo-blu era stata respinta al mittente.
Questo però vale solo per noi comuni mortali, tanto per cambiare, ma non se vi chiamate Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook, infatti, ha lanciato l’anno scorso la sua valuta, che ha chiamato “Libra” (che, ironia della sorte, è la parola da cui derivò la nostra Lira, essendo legata all’unità di peso). Secondo il suo sito ufficiale ci sono 1,7 miliardi di persone nel mondo cosiddette “unbanked” (senza un conto corrente), pari al 31% della popolazione globale: una bella fetta di clientela, che certamente non sarebbe la sola a voler godere dei vantaggi di una moneta comoda e veloce. Non si tratta di una semplice criptovaluta, come il Bitcoin, poiché questa è di natura popolare, quella, invece, privata, “battuta” da un’istituzione aziendale. Alzata di scudi dei governi del mondo, società partner che non aderiscono, il progetto non decolla. Per ora, ma il futuro è quello. Visto che Mark è uno che non se ne sta, nel frattempo annuncia il lancio di Whatsapp Pay, che arriverà davvero, e a breve. Grazie alla tecnologia Peer-to-Peer inviare denaro ad amici e parenti (questa volta in euro, dollari, e altre tradizionali) sarà immediato come mandare l’iconica cacchina che sorride. D’altronde si sa: pecunia non olet.
di MATTEO VALLÉRO
Direttore editoriale Business24
Articolo pubblicato nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità del 6 Febbraio 2020[:]