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In molti prevale ancora la paura
Addio al ristorante fino al 2021? Per un italiano su due pare proprio di sì. Lo scorso 18 maggio il Paese ha ufficialmente “riaperto” e molti ristoratori, tra difficoltà economiche e nuovi standard di sicurezza, hanno alzato le serrande, ma la metà dei cittadini non è pronto ancora ad andare a pranzo o a cena fuori. Secondo l’indagine realizzata per Facile.it da mUp research e Norstat su un campione rappresentativo della popolazione nazionale adulta, più di un intervistato su due (54,5%) ha dichiarato che, almeno nella prima settimana di riapertura, non mangerà fuori casa perché non si sente sicuro; il 22% è ancora indeciso e il 10,3% continuerà ad utilizzare la modalità di asporto o consegna a domicilio. Insomma, nonostante le fatiche di molti ristoranti, pizzerie e pub, sembra che solo il 13,3% degli italiani tornerà subito a mettere le gambe sotto al tavolo, anche nel weekend che sta arrivando.
Il dato forse ancor più preoccupante è che questa scelta non sembra essere momentanea ma pare corrispondere ad un cambiamento di abitudine più radicale. Alla domanda “Con quale frequenza, rispetto a prima dell’emergenza Coronavirus, crede che andrà a pranzo o a cena in un ristorante, una pizzeria o un pub da qui alla fine del 2020?” solo il 21,6% degli intervistati ha dichiarato che ci andrà con la stessa frequenza di prima; il 60,4%, pari a quasi 26,5 milioni di italiani, ha invece ammesso che ci andrà meno spesso di prima, mentre il 16,8% addirittura non ci andrà proprio. A cambiare maggiormente abitudini sembra saranno i più anziani, soprattutto nella fascia di età compresa fra i 65 ed i 74.
In questo scenario davvero preoccupante molti ristoranti non hanno riaperto e alcuni non lo faranno più. Nonostante le oggettive difficoltà, gli esercenti stanno facendo di tutto per ripartire e hanno già messo in atto moltissime, e sovente costosissime, azioni per adeguarsi alle direttive nazionali. Tra le più comuni, l’86% dei rispondenti ha detto di aver dotato il proprio personale dei necessari dispositivi di protezione individuale (mascherina FFP2 e guanti monouso), l’81% ha riorganizzato gli spazi interni del locale, il 72% ha dovuto procedere a modifiche della capacità ricettiva, il 71% ha dotato il proprio ristorante di dispenser automatici per l’erogazione di gel disinfettante. Pochi, per ora, coloro che hanno optato per l’installazione di separatori in plexiglass (24%) e ancora meno quelli che hanno previsto la misurazione della temperatura corporea dei clienti prima dell’ingresso al locale (17%). Solo il 6% degli intervistati dichiara di non aver ancora intrapreso alcuna azione.
Nonostante tutti questi sforzi, però, la situazione rimane molto preoccupante e il 22% degli esercenti intervistati pensa di non riuscire a rispettare le distanze malgrado le misure adottate. Risultato? Tra i costi troppo elevati e l’affluenza minore nella prima settimana di riaperture solleveranno nuovamente la saracinesca solo il 58% degli intervistati; il 10% lo farà fra qualche settimana, il 25% ha rimandato la riapertura a data da stabilirsi e purtroppo il 7% pensa che non riaprirà mai più.
di: Maria Lucia PANUCCI
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