
Secondo il board l’offerta non conviene agli azionisti e consentirebbe a Intesa di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei
Sembra una telenovela che non ha mai fine. L‘Ops da 4,9 miliardi promossa da Intesa san Paolo su Ubi Banca non è stata concordata dal cda della banca. A riferirlo è stata la stessa presidente Letizia Moratti in conferenza stampa, sottolineando chiaramente che “l’affare” non conviene agli azionisti. “Il parere – ha spiegato – risponde ad una serie di motivi, primi fra tutti l’assenza di un corrispettivo monetario e un concambio che penalizza gli azionisti UBI a favore di quelli di Intesa. Inoltre le sinergie quantificate da Intesa in 3,2 miliardi equivalgono, considerando il concambio ed i costi di integrazione, ad un valore di soli 320 milioni di euro per UBI”.
In totale sono 6 i motivi per cui l’Ops è stata bocciata: l’offerta, non prevedendo un corrispettivo per cassa, pone a carico degli azionisti di UBI Banca i rischi connessi al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’operazione definiti da ISP. “Il Corrispettivo, rappresentato da un rapporto di cambio tra Azioni UBI e Azioni ISP, non remunera adeguatamente tali rischi e, inoltre, comporta un’allocazione del valore e delle sinergie molto più favorevole agli attuali azionisti di ISP“, ha spiegato la Moratti; il corrispettivo esprime una valorizzazione di UBI Banca che non riflette il suo reale valore e penalizza gli azionisti rispetto a quelli di Intesa; l’Azione UBI presenta elevate potenzialità di crescita di valore, tenendo anche conto delle prospettive di crescita su base stand-alone di UBI Banca rappresentate dai target del Piano Industriale Aggiornato, della sua solidità patrimoniale e della sua posizione di player di rilievo in grado di rivestire un ruolo chiave nel processo di consolidamento nel contesto bancario del Paese; la possibilità per l’Offerente di conseguire gli obiettivi strategici dell’Operazione è incerta, in quanto condizionata da plurimi e concorrenti fattori, tra cui le incertezze circa il perfezionamento della fusione e dell’operazione di cessione del Ramo Bancario a BPER e dei Rami Assicurativi a UnipolSai ai termini e alle condizioni previsti da ISP; gli azionisti di UBI Banca che non dovessero aderire all’OPS sarebbero comunque tutelati dai presidi previsti dalla normativa; l’Ops è controproducente anche per gli stakeholder di UBI Banca in quanto consentirebbe a ISP di creare una posizione di leadership dominante in Italia, anomala tra i grandi Paesi europei e potenzialmente dannosa per il tessuto economico e sociale dei territori in cui opera UBI Banca.
L’Offerta Pubblica di Scambio di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca prevede un periodo di adesione fissato dal 6 al 28 luglio (estremi inclusi). Per ogni azione Ubi portata in adesione all’Ops sono offerte 1,7 azioni Intesa rivenienti dall’aumento di capitale. Quindi, per ogni 10 azioni Ubi portate in adesione saranno corrisposte 17 azioni Intesa Sanpaolo.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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