
Negli ultimi 10 anni i prestiti alle aziende si sono ridotti di oltre 186 miliardi, ossia circa 20 miliardi l’anno
Vanno a picco i prestiti delle banche alle imprese. Negli ultimi 10 anni sono crollati di oltre 186 miliardi di euro, quasi 20 miliardi annui. Nello specifico il calo è stato del 21,79%, dagli 856 miliardi di luglio 2010 ai 669 miliardi di luglio 2020. A dirlo è il Centro studi di Unimpresa, secondo il quale sono scesi bruscamente i finanziamenti alle imprese a breve termine, con una riduzione di 135 miliardi, e sono diminuiti di 79 miliardi quelli di lungo periodo.
Le famiglie sono sempre più indebitate: i finanziamenti ai privati sono infatti saliti di 55 miliardi (+9,5%) da 579 miliardi a 634 miliardi, per effetto di una richiesta maggiore di mutui (41 miliardi) e crediti al consumo (45 miliardi in più).
I prestiti non rimborsati da parte di famiglie e imprese, prosegue lo studio, sono scesi di quasi il 7%, grazie a una diminuzione di quasi cinque miliardi da 70 miliardi a 65 miliardi. «I rubinetti delle banche sono chiusi da un decennio. Adesso, siamo fortemente preoccupati per l’effetto negativo sui prestiti alle piccole e medie imprese, derivante dalle nuove regole europee sulla svalutazione dei crediti deteriorati e degli incagli. Mentre gli istituti sono riempiti di liquidità, dall’altro vengono vessati con regole di vigilanza che si riveleranno controproducenti per la ripresa – dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. – Assistiamo a due politiche in conflitto fra loro: in era Covid è assurdo imporre alle banche la svalutazione di tutti i crediti incagliati, poiché il settore verrebbe messo alle corde; per le banche questa ulteriore stretta si tradurrebbe nel conteggio di nuove perdite, sofferenze azzerate e rubinetti del credito serrati».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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