
Regge l’industria ma crollano turismo e commercio. Boom per l’informatica
I dati Istat relativi al mese di settembre evidenziano l’effetto devastante che la pandemia da Coronavirus ha avuto sull’economia globale. Nel secondo trimestre dell’anno si è registrata una perdita di 841 mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2019.
Il settore più colpito è quello del turismo che conta 246 mila unità lavorative in meno, tra servizi di ristorazione e alloggi. Anche il commercio all’ingrosso e al dettaglio e i servizi alle imprese traballano: hanno perso rispettivamente 191 mila e 103 mila posti di lavoro legati alla chiusura delle attività durante il lockdown e al ricorso allo smart working.
In generale l’industria resiste, ma scendono drasticamente le attività di ricerca, selezione e fornitura di personale, le attività domestiche, quelle amministrative e di supporto alle imprese, il noleggio e leasing, la produzione cinematografica e come già visto la ristorazione.
Ci sono anche alcune filiere che registrano una percentuale in rialzo. Sono soprattutto i settori legati alla tecnologia e al digitale: le imprese che si occupano di riparazione di computer, di fabbricazione di pc e prodotti elettronici, di programmazione e consulenza informatica. Questi reparti hanno beneficiato dell’esplosione che si è registrata nell’utilizzo delle tecnologie durante il periodo del lockdown. Una buona parte di popolazione ha dovuto rapidamente adattarsi a svolgere il proprio lavoro senza uscire di casa e per farlo è stato necessario incrementare l’utilizzo di strumenti digitali appropriati.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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