
Coinvolte decine di personalità francesi, tra cui la sindaca di Parigi Anne Hidalgo: “Azienda predatrice di posti di lavoro e ricchezze”. Amazon replica: “Siamo il 2% del commercio al dettaglio in Francia”
Natale senza Amazon. E’ questo il nome di una petizione lanciata in Francia da esponenti politici di sinistra, come la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, ecologisti, personalità del mondo della cultura e associativo, per boicottare la piattaforma di vendite on line durante il periodo delle festività. «Caro Babbo Natale, quest’anno prendiamo l’impegno di un Natale senza Amazon». Comincia così la petizione contro lo strapotere della piattaforma americana.
Il tono usato è molto duro. «Ci impegniamo a non comprare alcun regalo su questa piattaforma – scrivono. – Faremo a meno di questa impresa predatrice di posti di lavoro (per un impiego creato da Amazon ce ne sono tra 2,2 e 4,6 distrutti sui nostri territori), predatrice di commercio, predatrice di terre (se contiamo i depositi Amazon oggi allo studio, l’azienda occuperà da sola due milioni di metri quadrati di terre in Francia, ovvero l’equivalente di 185 campi da calcio!), predatrice di aiuti pubblici, utilizzatrice di infrastrutture pubbliche senza partecipare al loro finanziamento». E seguono altre rimostranze sulle tasse e l’Iva non pagata e lo sfruttamento dei piccoli venditori che usano Amazon come tramite per raggiungere i clienti. In sostanza Amazon, come molte altre multinazionali, riesce, grazie ad operazioni infragruppo, a spostare gran parte dei suoi profitti nei Paesi con tasse bassissime o inesistenti. Al contrario i costi vengono dirottati in quelli dove è possibile ottenere i maggiori benefici fiscali. In questo modo la società è riuscita per anni a non pagare un solo dollaro di tasse negli Usa o a versare al fisco dei Paesi europei pochi spiccioli. In Francia, sottolinea la petizione, il gruppo realizza ricavi per quasi 8 miliardi di euro ma non paga nulla o quasi.
Nella petizione si chiedono anche interventi legislativi per limitare lo strapotere di Amazon e si chiedono norme che “pongano fine alle concorrenza sleale e all’ingiustizia fiscale”.
E poi c’è l’invito a tornare a comprare nei negozi di quartiere. «Privilegiamo i negozi vicino a noi, quelli di quartiere e del centro città. Tra un anno potremo avere le città deserte, i negozi chiusi e la vita sul click».
Di fronte alla petizione una prima difesa è arrivata dal presidente di Amazon France Logistique, Ronan Bolé, che ha detto «Amazon non è il vincente di questa crisi, come lo si vuole spesso rappresentare. Amazon non rappresenta in Francia che il 2 per cento del commercio al dettaglio. Un articolo su due venduto su Amazon lo è attraverso venditori terzi che usano la nostra piattaforma. Certo, il commercio online aumenta, ma non solo su Amazon. Paghiamo in Francia tutte le tasse dovute, ovvero 250 milioni nel 2018 e 420 nel 2019. Cerchiamo già di aiutare i commercianti nella loro transizione verso il digitale, ma se una nuova tassa dovesse arrivare per aiutare i negozi chiusi, la pagheremo».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
Ti potrebbe interessare anche: