
Lo smart working potrebbe potenzialmente coinvolgere 6,4 milioni di lavoratori
Tra smart worker estensivi e smart worker ibridi, il lavoro a distanza potrebbe diventare una vera e propria prassi irrinunciabile in un futuro non poi così lontano. Sono 6,4 milioni gli smart worker potenziali estensivi, cioè quelli che per le competenze che possiedono e le condizioni in cui devono lavorare potrebbero operare sempre da casa. E ci sono 1,6 milioni di smart worker ibridi che avrebbero la possibilità di alternare momenti di lavoro in remoto da momenti in cui sarebbe richiesta la presenza in sede.
Sono numeri davvero impressionanti, stimolati dalla pandemia che ha accelerato un trend già avviato dalla digitalizzazione del lavoro e delle aziende. Secondo i dati di Istat sulle forze lavoro, il lavoro a casa ha avuto un balzo passando da 1,5 milioni di lavoratori nel primo trimestre 2020 a 4,1 milioni nel secondo.
Ci sono delle problematiche: secondo Randstad Research le persone effettivamente in grado di operare in maniera intelligente non sono più di tre milioni a causa della mancata preparazione delle aziende che si sono presentate prive di strumenti al primo lockdown. L’Italia tuttavia deve aggiornarsi rapidamente perché che il lavoro del futuro sarà blended, un ibrido tra attività a distanza e in presenza, sembra essere inevitabile.
Integrare queste due modalità di lavoro inoltre può portare a un aumento della produttività di oltre il 25%, grazie al maggior tempo disponibile per i lavoratori e i servizi personalizzati oltre al miglioramento del clima di lavoro. Anche una trasformazione nel settore della formazione sembrerebbe essere inevitabile: lo smart learning potrebbe combinare presenza e distanza per far recuperare ritardi a scuola e favorire percorsi di crescita personalizzati senza per questo limitare le interazioni tra gli studenti.
Tra i 6,4 milioni di potenziali smart workers estensivi, la ricerca evidenzia 850 mila addetti agli affari generali, 397 mila contabili, 286 mila professori di scuola secondaria superiore e 283 mila professori di scuola primaria, oltre a 208 mila tra procuratori legali e avvocati.
Tra gli smart workers ibridi ci sono invece 185 mila agenti di commercio, 165 mila tecnici delle costruzioni, 135 mila specialisti nell’educazione ai disabili, 115 mila tecnici esperti in applicazioni e 111 mila tecnici della gestione finanziaria, oltre ovviamente a interpreti, traduttori, giornalisti, organizzatori di fiere e convegni.
Al momento, è in atto una normativa semplificata che permette di lavorare da remoto senza accordi preventivi e con il diritto temporaneo per le categorie più sensibili. Terminata la fase di emergenza bisognerà valutare la revisione della disciplina e considerare che lo smart working prevede un’organizzazione diversa del lavoro e una valutazione basata sui risultati anziché su tempo e presenza.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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