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Economia

Brexit, accordo raggiunto. Scampato il pericolo del no-deal in extremis

Maria Lucia Panucci
24 Dicembre 2020
Brexit, accordo raggiunto. Scampato il pericolo del no-deal in extremis
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Firmato un accordo commerciale di libero scambio di due mila pagine Tutti lo attendevano da tempo ed oggi è arrivato come regalo di Natale. I negoziatori Ue e Uk hanno […]

Firmato un accordo commerciale di libero scambio di due mila pagine

Tutti lo attendevano da tempo ed oggi è arrivato come regalo di Natale. I negoziatori Ue e Uk hanno raggiunto lo storico accordo di libero scambio per l’uscita del Regno Unito dalla Ue. Mancava veramente poco all’uscita formale e definitiva della Gran Bretagna dall’Europa, il 31 dicembre, ed in extremis si è arrivati ad un deal commerciale.

Sulla pesca, uno dei temi più dibattuti che ha lasciato in stallo per diverso tempo i negoziati, si è raggiunto un compromesso reciproco che attribuirà ai Paesi Ue quote di pesca nelle acque britanniche non superiori al 25%, ma per un periodo di cinque anni e mezzo garantito e non solo per tre come si prevedeva all’inizio.

 Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parla di una intesa “equilibrata”. «Abbiamo finalmente trovato un accordo, è buono, equilibrato ed è la cosa più responsabile da fare per entrambe le parti», ha detto durante una conferenza stampa congiunta con il capo negoziatore Ue Michel Barnier che ha aggiunto: «I negoziati sono stati difficili ma era un accordo per cui valeva la pena di battersi, ci possiamo lasciare alle spalle la Brexit».

In realtà va detto che su 65 temi nodali presi in considerazione, il Regno pare abbia portato a casa un 43% di vittorie negoziali, contro un 40% di compromessi reciproci e solo un 17% di sconfitte nette dinanzi alle richieste Ue. David Frost e la sua squadra di negoziatori l’hanno infatti spuntata sulle controparti europee su aspetti chiave quali la governance sui contenziosi futuri (escludendo la giurisdizione della Corte Europea), le barriere tecniche doganali al confine, il futuro sganciamento dei servizi legali e finanziari e una certa indipendenza nel modello di tassazione.

L’intesa, racchiusa in un testo di duemila pagina, entrerà in vigore dal primo gennaio 2021, scadenza della fase di transizione post divorzio, seppure soggetta alle ratifiche parlamentari.

Nel 2021 infatti l’accordo dovrebbe seguire il passaggio fondamentale della discussione e del voto in Parlamento europeo. Al Consiglio Ue (dove sono rappresentati gli Stati membri) spetterà l’ultima parola dopo l’eventuale ok degli eurodeputati. Ma dopo al sì dell’Aula europea potrebbe seguire un processo di verifica da parte degli Stati membri che richiederebbe, a sua volta, ulteriori passaggi presso i Parlamenti nazionali.

Tale processo di approvazione, va ricordato, riguarda solo uno dei due contraenti, cioè l’Unione europea. Il Regno Unito dovrebbe invece seguire un suo processo interno che non è sgombro da insidie ed incognite.

di: Maria Lucia PANUCCI

FOTO: ANSA

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