
Il M5s chiude all’Udc dopo il coinvolgimento del leader nell’inchiesta anti-‘ndrangheta della Dda di Catanzaro. Il centrodestra preme perché si torni al voto
Sembra ripiombare come un macigno sulla testa di Conte la crisi di Governo. Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo per aver raggiunto una maggioranza, seppur risicata, sia alla Camera sia al Senato, che la possibilità che il suo Esecutivo crolli torna dirompente a far tremare lui e palazzo Chigi. Il motivo? Le dimissioni di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione antimafia Basso profilo avviata della Dda di Catanzaro. Lui dice di essere estraneo ai fatti ma proprio mentre il governo Conte, ancora in bilico, cerca voti a Palazzo Madama, arriva come una doccia fredda la notizia del suo abbandono della poltrona.
Al Senato occorre rafforzare le truppe ed è lì che si guarda ai tre senatori Udc: Paola Binetti, Antonio Saccone e Antonio De Poli. Ma mentre Conte prova ad allargare al centro la sua maggioranza il M5S fa muro. «In queste ore siamo al lavoro per un consolidamento della maggioranza ma con la stessa forza con cui abbiamo preso decisioni forti in passato, ora mi sento di dire che mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi. È evidente che questo consolidamento del Governo non potrà dunque avvenire a scapito della questione morale, dei valori che abbiamo sempre difeso e che sono fondanti del progetto 5 Stelle», ha scritto il ministro Luigi Di Maio su Fb alla notizia delle indagini che vedono coinvolto Cesa, la cui abitazione è stata perquisita.
Fa muro anche il centrodestra con Salvini come capofila che preme perché si torni alle urne. «Con tre milioni di italiani che rischiano di perdere il lavoro, 500 mila negozi e imprese chiuse, 8 milioni di studenti e un milione di insegnanti in difficoltà, non si può continuare ad assistere alla compravendita dei senatori, a un governo senza idee, senza visione e senza maggioranza. L’abbiamo detto al presidente della Repubblica», ha spiegato il leader della Lega dopo l’incontro al Colle con Mattarella.
L’artefice della crisi, intanto, manda segnali. «Se volete confrontarvi nelle sedi istituzionali, noi ci siamo», ha detto ancora una volta Matteo Renzi. Ma al momento il leader Iv viene considerato fuori dai giochi: si guarda invece ai suoi, convinti che qualche senatore di Italia Viva possa tornare nell’alveo della maggioranza.
Il Premier intanto fa la prima mossa e convoca il Consiglio dei ministri per cedere, come promesso e caldeggiato proprio da IV, la delega sui servizi segreti che va all’ambasciatore Piero Benassi, attuale consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio, nominato sottosegretario.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI
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