
Nei primi 6 mesi dello scorso anno oltre il 14% dei lavoratori del settore privato ha lavorato da remoto
La pandemia ha comportato un forte aumento nel ricorso allo smart working. Le imprese che lo utilizzano sono passate dal 28,7% del 2019 all’82,3% nel 2020. A rivelarlo è Bankitalia secondo cui nella prima metà del 2020 oltre il 14% dei lavoratori del settore privato non agricolo ha lavorato da remoto. Nel 2019 era meno dell’1,5%.
L’incremento ha riguardato soprattutto donne, lavoratori di grandi imprese e specifici settori a mansioni più “telelavorabili”, in particolare informazione e comunicazione, nonché attività finanziarie e assicurative. In media i dipendenti in smart working hanno lavorato più ore (6%) e hanno fatto meno ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG) rispetto a quelli che non hanno usufruito di questa possibilità.
Quanto alle amministrazioni pubbliche la percentuale di lavoratori che è stata messa in smart working almeno una volta a settimana è passata dal 2,4% del 2019 al 33% del II trimestre 2020. Anche in questo caso a usufruire di più del lavoro da remoto sono state le donne e i lavoratori più istruiti. L’uso del lavoro agile nella P.a. è stato limitato però da diversi fattori: un limite “naturale” alla telelavorabilità di alcune funzioni del settore pubblico e un limite legato a ridotte competenze del personale.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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