Stop di quelli a chiamata dopo oltre un anno di crescita
Crollano i contratti a termine. Alla fine di marzo, facendo un confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, si registra una diminuzione di 239 mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente. In particolare -44 mila a tempo indeterminato e ben -195 mila quelli a tempo. A segnalarlo è l’Istat in una nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione, pubblicata anche dal ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal, relativa al primo trimestre dell’anno. “Dopo una sostanziale stabilità delle posizioni lavorative dipendenti nei primi due mesi dell’anno 2020 – spiega l’Istat – se ne registra la progressiva perdita a inizio marzo fino a circa 220 mila posizioni in meno in confronto alla dinamica dei flussi dei primi tre mesi del 2019“.
Come evidenziato, è stato soprattutto il numero dei contratti a termine a calare di cui molti, a causa delle’emergenza dovuta al Coronavirus, non sono stati rinnovati.
Altro dato preoccupante è il crollo, dopo oltre un anno di crescita, del numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti. “Nei primi tre mesi del 2020 – prosegue la nota – il contratto di prestazione occasionale ha visto mediamente coinvolti, ogni mese, circa 14 mila lavoratori (erano circa 19 mila in media mensile nel 2019). La numerosità dei lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia, ogni mese, è stata mediamente di circa 9 mila unità nel 2019; tra gennaio e febbraio 2020 la numerosità media mensile è stata simile a quella del 2019, mentre a marzo c’è stato un rilevante aumento (35 mila lavoratori) a seguito delle disposizioni del c.d. bonus baby-sitting“.
di: Maria Lucia PANUCCI
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