
Il futuro è molto rischioso: per i prossimi anni c’è il pericolo di accumulo del debito e bassa crescita
«I segnali di una rapida normalizzazione dell’attività economica in molti comparti spingono a quantificare per quest’anno una contrazione del Pil italiano del 9,2% meno pronunciata rispetto alle stime indicate nei giorni scorsi negli scenari dei maggiori organismi internazionali, e più vicina alle indicazioni delle istituzioni italiane». E’ quanto si legge nel rapporto Congiuntura Ref, sottolineando allo stesso tempo che i rischi legati all’accumulo di debito pubblico e dalla bassa sono in crescita: le stime per il 2021 ed il 2022 indicano quindi una crescita del 5,4% e del 2,4%.
Pesano ancora le restrizioni parziali che stanno spingendo molte aziende a protrarre l’attività in smart working o con forti limitazioni. Per molti settori invece i livelli della domanda non si sono ancora ripresi. «Il rischio – secondo il Ref – è che, una volta terminato l’effetto delle restrizioni all’attività economica, si producano pesanti effetti di second round legati alle perdite subite da lavoratori e imprese nel periodo delle chiusure».
L ‘indebitamento netto, che salirà al 9, 4% nel 2020, sarà poi del 5,7 nel 2021 e al 5, 2 nel 2022 e non sarà semplice superare la crisi e innescare una fase di accelerazione dell’economia. «Come tutte le recessioni più pesanti– sottolinea ancora il centro – anche quella in corso si caratterizzerà per una trasformazione significativa della struttura produttiva con molti settori che si ridimensioneranno e nuove opportunità che si creeranno in altre. Il tasso di disoccupazione sarà dell’ 8,8% quest’anno per poi salire al 10% il prossimo ed al 10,3% quello successivo».
Infine i consumi finali scenderanno del 5,3% quest’anno e saliranno poi del 2% nel 2021 e del 2,2% nel 2022.
di: Maria Lucia PANUCCI
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