
Gli obiettivi: rilanciare lo stabilimento produttivo di Roccaforte Mondovì e aumentare la penetrazione nella grande distribuzione e nell’Horeca
Coca Cola ha deciso di investire 10 milioni in due anni per il rilancio di Acqua Lurisia, lo storico marchio italiano di acque e bevande premium acquistato dalla multinazionale meno di un anno fa per 88 milioni. I soldi serviranno soprattutto per rilanciare lo stabilimento produttivo di Roccaforte Mondovì e aumentare la penetrazione nella grande distribuzione e nell’Horeca (hotel, ristoranti, bar e catering). «La qualità dell’acqua Lurisia è direttamente collegata al luogo in cui viene imbottigliata, lo stabilimento di Roccaforte Mondovì, in provincia di Cuneo – ha spiegato il direttore generale dell’azienda, Petros Papageorgiou, nominato a febbraio scorso. – Per le bevande gassate a marchio Lurisia, da sempre assegnate ad un partner esterno, si continuerà a far affidamento sulla struttura produttiva esistente lavorando per valorizzarne ulteriormente il potenziale e di espandere la distribuzione a livello nazionale».
Fino all’acquisizione di Lurisia da parte di Coca Cola, la fornitura era garantita da presidi Slow Food, poi la partnership si è interrotta. «Nonostante la rottura continuiamo ad utilizzare gli stessi ingredienti e materie prime di altissima qualità, da sempre presenti nei prodotti Lurisia: Arance del Gargano, Chinotto di Savona, Limoni di Amalfi – ha rassicurato il manager greco. – Collaboriamo assiduamente con i produttori di materie prime a piani di approvvigionamento coordinati, che ci permettano di gestire al meglio le necessità produttive. Il nostro intento è preservare queste caratteristiche, che rappresentano un elemento distintivo e vincente sul mercato nel segmento delle bevande premium».
Le bevande gassate saranno il focus della Grande distribuzione. «In questo segmento – ha concluso Papageorgiou – oltre a consolidare i rapporti già esistenti con le grandi insegne, ne stiamo stabilendo di nuovi, affinché l’assortimento dei nostri prodotti disponibili a scaffale aumenti».
di: Maria Lucia PANUCCI
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