
“Dal 1 ottobre ridurremo i servizi da 87 a 60 giornalieri”. Pesanti le ripercussioni sul fronte occupazionale
Non se la passa bene Italo. L’amministratore delegato Gianbattista La Rocca ha lanciato l’allarme ed ha fatto sapere che se permangono situazioni di incertezza ed instabilità l’azienda sarà costretta a fermarsi con gravi ripercussioni sull’occupazione: «Ci sono 1.500 famiglie a rischio che arrivano a cinque mila considerando l’indotto», ha spiegato.
La speranza per l’ad è che il Comitato tecnico scientifico possa ripensare alla questione del tetto di capienza per i convogli dell’Alta velocità imposta dalla norma anti-Covid che limita al 50% dei posti solo Italo e i Frecciarossa, mentre a tutto il trasporto pubblico locale è consentito arrivare all’80%. La Rocca punta il dito contro i concorrenti. «Di Trenitalia, da azienda di Stato, operano anche gli intercity e i regionali – ha sottolineato. – Sono tratte sussidiate mentre noi andiamo avanti con le nostre forze, senza alcun aiuto pubblico. I nostri ricavi dipendono solo dai biglietti venduti. Abbiamo due conti economici completamente differenti».
Secondo l’ad Italo sta lavorando in condizioni insostenibili per un’azienda: «Oggi non copriamo nemmeno i costi operativi – dice allarmato. – In 9 anni abbiamo acquistato 51 treni, che vanno pagati. La situazione è ingestibile e non vorrei che ciò apparisse come una minaccia: è solo la costatazione che con questo livello di ricavi l’azienda non ce la fa a stare in piedi. Se permangono certe condizioni dal 1 ottobre ridurremo i servizi da 87 a 60 giornalieri. Quindi nel giro di due mesi ci fermeremo con gravi ripercussioni sull’occupazione».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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