
L’importazione non è disciplinata in ottica sostenibile, e la Pac non tiene conto del piano per la riduzione dell’inquinamento
Il Green Deal europeo è il patto attraverso il quale l’Europa vuole mettere in linea l’economia dei propri Paesi con gli accordi Parigi, al fine di contenere il rialzo delle temperature entro i due gradi. Tra le proposte della Commissione europea c’è un nuovo modo di produrre, di circolare, e il tentativo di rendere le sfide per il clima un’opportunità di crescita.
Il Green Deal però, almeno secondo un articolo di tre ricercatori dell’Istituto di tecnologia di Karlsruhe in Germania, potrebbe nascondere qualche inconveniente. L’Europa, infatti, importa ogni anno 500 milioni di carne dal Brasile, che viene prodotta in aree deforestate. Gli organismi geneticamente modificati vietati dal 1999 vengono importati da Brasile, Usa e Canada. Così un’alta percentuale, intorno all’90%, del bestiame italiano è alimentato con semi ogm. Il Green Deal non fissa regole su ciò che viene importato e questo lascia un buco giuridico all’interno del piano.
Intanto, il Parlamento a fine ottobre ha introdotto la nuova Pac, la politica agricola comune, che permette di inviare la maggior parte dei finanziamenti alle aziende più grandi, in contrasto con il piano contenuto nel Green Deal Farm to fork per favorire una filiera alimentare sostenibile, che riceve solo il 20% del budget della Pac. Una cifra compresa tra 28,5 e 32,6 miliardi di euro andrà invece a beneficio degli allevamenti intensivi o delle aziende che producono alimenti per il bestiame.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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