
Vola la liquidità delle famiglie in tempi incerti ma si amplia il divario tra ricchi e poveri. Cinque milioni di lavoratori sono in nero
Quasi l’80% degli italiani si dice a favore della stretta appena varata dal premier Conte (guarda qui) in vista delle prossime festività. Lo rivela il 54esimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese, stilato proprio nell’annus horribilis del Covid, precisando che in vista del Natale e del Capodanno la maggior parte chiede di non allentare le restrizioni o addirittura di inasprirle.
Paura ed ansia sono i sentimenti prevalenti di questo periodo che ha reso più ampie le differenze tra ricchi e poveri. Il 90,2% degli italiani è infatti convinto che l’emergenza e il lockdown abbiano danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili e ampliato le disuguaglianze sociali. Sono 40.949 gli italiani che dichiarano un reddito che supera i 300 mila euro l’anno, con una media di 606.210 euro pro capite, mentre sono 1.496.000 le persone con una ricchezza che supera il milione di dollari (circa 840.000 euro).
Le famiglie hanno messo da parte molti soldi, visto il momento di grande incertezza. «Rispetto al dicembre 2019, nel giugno 2020 la liquidità delle famiglie (contante e depositi a vista) nel portafoglio finanziario degli italiani ha registrato un incremento di ben 41,6 miliardi di euro (+3,9% in 6 mesi) e ora supera i mille miliardi – si legge nel rapporto. – Questa corsa alla liquidità è evidente nel parallelo crollo delle risorse riversate in azioni (-6,8%), obbligazioni (-4,6%), fondi comuni (-5%). Il 66% degli italiani si tiene così pronto a nuove emergenze adottando comportamenti cautelativi: mettere i soldi da parte ed evitare di contrarre debiti».
Per l’85,8% degli italiani la crisi sanitaria ha anche confermato che la vera divisione sociale è tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi no: se da una parte ci sono le poltrone sicure di 3,2 milioni di
dipendenti pubblici, a cui si aggiungono i 16 milioni di percettori di una pensione, molti dei quali hanno fornito un aiuto economico a figli e nipoti in difficoltà, sul versante opposto c’è l’universo degli scomparsi, quello dei lavoretti nei servizi e del lavoro nero, stimabile in circa cinque milioni di persone che hanno finito per inabissarsi senza fare rumore.
Vive con insicurezza il proprio posto di lavoro il 53,7% degli occupati nelle piccole imprese, per i quali la discesa agli inferi della disoccupazione non è un evento remoto, contro un più contenuto 28,6% degli addetti delle grandi aziende. Invece nel mondo del lavoro autonomo solo il 23% ha continuato a percepire gli stessi redditi familiari di prima del Covid-19. Insomma la sicurezza del lavoro è un problema che affligge molti, al punto che il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, accettando limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione e di iscriversi a sindacati e associazioni.
di: Maria Lucia PANUCCI
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