
Renzi parla dell’eventualità che il voto riservi sorprese e Di Maio si schiera al fianco del presidente del Consiglio. C’è il rischio che Bruxelles ponga un freno ai fondi in caso di incertezza
Sembrerebbe un tutti contro Conte, o quantomeno questo vale per le minoranze e le opposizioni: si avvicina il voto sul Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, e mentre il premier Giuseppe Conte assicura di non averne alcun timore e che la concentrazione deve restare alta per la guerra contro il virus, altre voci politiche ipotizzano il da farsi in caso di sorprese.
Secondo il leader di Italia Viva Matteo Renzi, le votazioni sul Salva-Stati non dovrebbero riservare sorprese, ma se così non fosse il premier dovrebbe dimettersi. Luigi Di Maio, invece, assicura che un eventuale rimpasto di Governo sarebbe possibile, ma non bisogna «dare il fianco a quella parte delle forze politiche che vuole cambiare il presidente del Consiglio».
Conte torna anche a parlare di Recovery Fund: «l’attuazione sarà affidata a una struttura di sei manager che potranno agire con poteri sostitutivi – ha spiegato – i progetti esprimeranno una chiara visione del Paese» (ne abbiamo parlato qui).
Nel frattempo, però, le tensioni politiche rischiano di creare un problema a livello europeo. La governance del Recovery Fund infatti, non prende in analisi alcuna prospettiva di cambio di Governo che possa portare a una revisione parziale o generale dei piani.
I sussidi e prestiti del Recovery che dovrebbero arrivare in Italia secondo quanto stabilito dal summit europeo di luglio sono circa 209 miliardi. Ma sebbene siano stati assegnati all’Italia virtualmente, ci sarà bisogno di convincere Bruxelles a confermare i fondi stanziati, con un piano di riforme e investimenti e un calendario di obiettivi da raggiungere verosimilmente.
Perché i soldi del Recovery Fund arrivino nelle casse italiane serve una maggioranza di Governo stabile e le incertezze a una settimana dal voto del Mes non sono certo un segnale incoraggiante.
La procedura di approvazione dei piani per la ripresa e la resilienza prevede l’assegnazione di un punteggio da parte dell’esecutivo Ue e possono servire fino a due mesi di tempo perché sia determinato. «Il voto verrà assegnato in funzione della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese – specifica l’UE – nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica dello Stato membro».
Una prima valutazione positiva dell’Ue deve essere poi approvata dal Consiglio a maggioranza: solo l’okay da ambedue le parti farà partire il prefinanziamento del 10% dei fondi.
Se il Governo italiano finisse in stallo durante il piano di ripresa, Bruxelles potrebbe mettere un fermo ai fondi, che tornerebbero unicamente virtuali, non utilizzabili, come quando il procedimento è iniziato.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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