
Il testo del Piano, approvato dalle Camere e ora in Commissione europea, includerebbe anche uno slittamento della scadenza temporale dell’incentivo
Il Superbonus 110% potrebbe essere prorogato fino al 31 dicembre 2023. È quanto previsto dal Missione 2 (green revolution) del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) che il governo ha inviato pochi giorni fa alle commissioni parlamentari.
Proprio la scadenza temporale del Superbonus era stata oggetto di uno scontro politico fra i Cinque stelle, guidati da Riccardo Fraccaro e Stefano Patuanelli, favorevoli a una proroga più ampia, e l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. «Bisogna essere obiettivi: i benefici del Superbonus 110% sulla nostra economia» – commentano in una nota i senatori M5s in commissione Industria, Commercio e Turismo Gianni Girotto, Cristiano Anastasi, Gianluca Castaldi, Marco Croatti, Gabriele Lanzi e Sergio Vaccaro – «sono ampiamente circostanziati da studi e numeri in questo primo scorcio del 2021. A febbraio Enea ha segnalato come grazie a questa misura i nuovi cantieri sono aumentati del 168,4%, passando da 1636 a 4391. E il valore dei lavori è stato incrementato del 160%, passando da 189 milioni di euro a 491,5 milioni di euro. Ance pochi giorni fa ha parlato di un rimbalzo potenziale immediato sulle ristrutturazioni edilizie del 14%. Inoltre, da un’analisi della Luiss Business School emerge che a fronte di un aumento della spesa statale stimato di 8,75 miliardi nel triennio 2020-2022, si registrerebbe un incremento del prodotto interno lordo nazionale di 16,64 miliardi nel periodo di attuazione del Superbonus. Insomma, le certificazioni sulla bontà del meccanismo fiscale ci sono. La volontà di estendere il bonus esplicitata dalle prime bozze del Pnrr diffuse dal ministro dell’Economia Franco è incoraggiante. Essendo però fortissima la domanda per gli interventi, sarebbe necessaria almeno l’estensione della misura a tutto il 2023 per tutte le categorie senza distinguo. Un orizzonte triennale è necessario per poter garantire una copertura massiccia di interventi su tutto il territorio, con benefiche conseguenze sul fronte occupazionale. Come M5s lavoreremo per questo prolungamento».
Il documento, composto da sei schede tecniche per un totale di 400 pagine scritte in inglese, non costituisce il nuovo e definitivo Pnrr del governo Draghi, ma vuole essere un arricchimento del precedente piano varato dal governo Conte. Nelle schede sono contenuti gli obiettivi e le scadenze temporali delle spese richieste dalla Ue entro cui realizzare obiettivi e riforme, oltre che i dettagli dei progetti in lavorazione.
L’ultima parola sulla bozza del Piano, dopo l’approvazione delle Camere, ora spetta alla Commissione europea. Rimangono comunque invariate, rispetto al programma presentato il 12 gennaio da Conte e Gualtieri, le risorse destinate alle missioni: 46,3 miliardi per la digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 69,8 miliardi per “rivoluzione verde e transizione ecologica”; 31,98 miliardi per le infrastrutture per la mobilita’ sostenibile; 28,49 miliardi per il sistema educativo e ricerca; 27,62 miliardi per inclusione e coesione sociale; 19,72 miliardi per il sistema sanitario. Il totale, poco più di 223 miliardi, contiene anche i fondi per il Sud a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione (FSC). Il Recovery Fund da solo vale 191 miliardi di cui circa 130 miliardi sono destinati ai nuovi progetti mentre i restanti 60 miliardi ai progetti in divenire che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del Piano, una significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa.
L’impatto stimato sul Pil, fino al completamento del piano, è del 3% fino al 2026. Il cronoprogramma prevede che il programma venga presentato a Bruxelles entro il 30 aprile. Dopo di ciò la commissione Ue valuterà i piani di ciascun Paese e avrà a disposizione 8 settimane. Ottenuta l’approvazione del Consiglio europeo ci saranno altre quattro settimane per la definizione finale. Questo significa che le risorse europee saranno disponibili alla fine dell’estate. Se tutto andrà secondo i piani ci sarà un prefinanziamento del 13% che per l’Italia vale 20 miliardi.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/ DANIELE MASCOLO
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