
La pandemia e le conseguenti restrizioni hanno pesato sul mercato dei matrimoni per l’80% del fatturato. A rischio l’intera filiera
Il Covid-19 non risparmia neanche il settore wedding che nel 2020 ha perso circa 35 miliardi di euro di fatturato rispetto all’anno precedente. A livello nazionale il comparto ha perso l’80% del fatturato, pari a ben 29 miliardi di euro, per il 2020, e il 100% da gennaio a marzo 2021.
«Il 2020 è stato un anno terribile per il nostro settore, siamo in ‘zona rossa’ da 13 mesi, da marzo 2020 ad oggi. È un danno incalcolabile per l’intera filiera» – afferma Luciano Paulillo, presidente AIRB (Associazione Italiana Regalo e Bomboniera). – «Tra dpcm e ordinanze regionali, che hanno impedito di svolgere cerimonie e feste religiose, a cui si aggiunge la chiusura delle chiese anche nei periodi di apertura sociale, abbiamo ad oggi oltre un anno di inattività totale».
Secondo i dati Istat, nel 2020 ci sono 85 mila matrimoni contro i 170 mila dello stesso periodo del 2019 e i 182 mila nel 2018. In Italia tra gennaio e luglio 2020 sono stati celebrati 34.059 matrimoni mentre nello stesso periodo del 2019 erano 101.461 e nel 2018 107.990. Nel primo trimestre 2020, che ha scontato gli effetti della pandemia solo limitatamente al mese di marzo, la diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2019 risulta del 20% circa per matrimoni, unioni civili, separazioni consensuali presso i tribunali. Il vero crollo si è registrato nel secondo trimestre 2020 a causa delle ‘pesanti restrizioni relative alla celebrazione dei matrimoni religiosi durante il lockdown, così come per quelle finalizzate a ridurre gli eventi di stato civile che hanno luogo nei Comuni. La diminuzione rispetto al secondo trimestre 2019 è stata di circa l’80% per i matrimoni, di circa il 60% per le unioni civili e le separazioni/divorzi consensuali presso i Comuni e i tribunali. Una crisi che mette a rischio migliaia di posti di lavoro.
«Una volta terminate le CIGS governative, troveremo un disastro» – afferma Paulillo – «Dei 7 mila negozi in Italia di vendita dell’articolo bomboniera e confetti circa 1.500 non rialzeranno la serranda con una perdita di 2 mila posti di lavoro a cui si sommano almeno 3 mila dipendenti di aziende produttrici e distributrici. In Italia sono circa 1.700 e saranno in 200 a non ripartire. Cinquemila lavoratori che, una volta perso il lavoro, come faranno a mantenere le proprie famiglie? Senza contare una folta partecipazione di lavoratori, della filiera di settore, non sostenuti dalla protezione dello Stato come: lavoratori occasionali, stagionali o di prestazione, figure che lavorano con partita iva o con ritenuta d’acconto che non hanno avuto alcun ristoro» – conclude.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA / CRISTOFANI
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