
Salvini: “Ora attendiamo le dimissioni di tutti gli altri componenti e la nomina di un altro comitato”. L’obiettivo è bloccare la nomina dell’unico esponente della Meloni, Adolfo Urso
Cadono poltrone al Comitato parlamentare per la sicurezza. Dopo mesi di braccio di ferro si è dimesso il presidente leghista Raffaele Volpi e con lui anche Paolo Arrigoni, l’altro componente del Carroccio. A confermarlo è stato Matteo Salvini che adesso ha una richiesta ben precisa: «Ora attendiamo le dimissioni di tutti gli altri componenti e la nomina di un altro comitato». A questo punto la Lega pretende l’immediata e integrale applicazione della legge 124 del 2007 “che prevede l’assegnazione all’opposizione di cinque componenti su 10 tra cui poter scegliere l’eventuale presidente“.
Volpi ha preso questa decisione alla fine di un lungo braccio di ferro con Fratelli d’Italia che, come unica forza di opposizione, reclama quel posto in forza della legge. Volpi era in carica dal 9 ottobre del 2019, dall’inizio del governo giallorosso. A sollecitare un ricambio ai vertici dell’organismo parlamentare erano stati, tra gli altri, i presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, e diversi leader di partito fra cui Letta e Conte che proprio ieri aveva ribadito: «non si può più tergiversare: la presidenza del Copasir spetta all’opposizione». Nella mattinata di oggi il M5s e il Partito democratico, con l’accordo di LeU, avevano deciso di abbandonare i lavori del Copasir “al fine di contribuire alla soluzione della titolarità della presidenza“.
In precedenza si era dimesso dal comitato il forzista Elio Vito. Adesso tocca a Fico e Casellati provvedere alla sostituzione dei tre dimissionari, poi il vicepresidente del Copasir, che attualmente è Adolfo Urso (Fdi), dovrebbe allestire il seggio per l’elezione del nuovo numero uno.
La Lega però si oppone a questa procedura perché invoca l’applicazione integrale della legge 124 del 2007 che prevede appunto “l’assegnazione all’opposizione di cinque componenti su 10 tra cui poter scegliere l’eventuale Presidente“. Interpretando letteralmente questa norma, cinque componenti su 10 sarebbero di Fratelli d’Italia. Ma questa della Lega si profila solo come una mossa tattica, un pretesto per bloccare l’elezione dell’unico attuale esponente del partito di Meloni. Il nome di Urso d’altronde non è gradito neppure ad altri partiti della maggioranza.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/FABIO FRUSTACI
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