
È quanto emerge dall’HR Trends & Salary Survey 2021
Secondo i dati emersi dall’edizione 2021 di HR Trends & Salary Survey , ricerca condotta da Randstad Professionals in collaborazione con l’Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli (Asag) dell’Università Cattolica, lo smart working rimarrà una costante anche nel 2022 e riguarderà ancora il 66% delle imprese italiane.
Non è solo il lavoro dei dipendenti ad essere cambiato, dopo l’introduzione e il potenziamento delle modalità di lavoro agile: anche la leadership si esercita sempre più da remoto e per questo sono necessarie nuove competenze. La capacità di ascolto è considerata necessaria dal 26% dei direttori delle risorse umane, mentre l’empatia dal 23%. Ma non solo: ai nuovi “remote leader” sono richieste per il 24% capacità di comunicare efficacemente, per il 19% abilità di coinvolgere i collaboratori, per il 17% abilità di gestione e pianificazione. Per il 12% è richiesta affidabilità e capacità di costruire legami di fiducia, mentre per l’11% attenzione alla misurazione dei risultati.
Per quanto riguarda il mantenimento del lavoro da remoto, bisogna considerare che nell’83% dei casi la scelta di lavorare da casa viene condivisa con il dipendente, mentre nel 17% è una decisione forzata univoca del top management. Mediamente lavora in modalità agile il 54% della forza lavoro per una media di 2,5 giorni a settimana. Per quanto riguarda i diversi settori: per l’86% riguarda amministrazione e contabilità; per l’81% HR; per il 71% IT; per il 70% marketing e comunicazione e per il 67% vendite e contatto con il pubblico.
Dalla ricerca è emerso che la principale sfida che dovranno affrontare i datori di lavoro nel corso degli ultimi mesi del 2021 è creare e mantenere un buon ambiente di lavoro che tenga conto delle specificità dello smart working; seguito da vicino dalla sfida del trattenere i migliori talenti presenti in azienda e incrementare le performance e la produttività.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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