L’app permetterebbe non solo di pagare tramite telefono ma di cercare anche i parcheggi più accessibili
Nata nel 2001, lo stesso anno in cui per la prima volta una sosta fu pagata con un telefono, EasyPark ha cominciato con nove parcheggi a Stoccolma il suo percorso. Oggi è presente in più di tremila città di oltre 25 paesi. Negli ultimi anni ha compiuto varie acquisizioni per consolidarsi, oltre che nel Nord Europa, anche nell’Unione europea, nel Regno Unito e negli Stati Uniti. In Italia è in quasi tutte le grandi città e in circa 550 comuni, con l’obiettivo di arrivare “ovunque ci sia una striscia blu”.
«L’idea alla base del servizio – spiega a Forbes Giuliano Caldo, general manager di Easy Park – è che l’automobilista quando si ferma è costretto a fare una previsione della durata del parcheggio e per non rischiare una multa deve stimare per eccesso. Il risultato è che spesso finisce per pagare, ad esempio, 60 minuti e andarsene dopo 40 o 50. L’app permette di pagare solo i minuti di sosta reali, oltre a evitare la ricerca del parchimetro più vicino».
Solo un italiano su cinque, fa sapere EasyPark, si è convinto finora a pagare la sosta via telefono. Gli operatori del settore sperano di vedere quadruplicare la quota entro tre o quattro anni.
L’ultimo Desi regionale dell’Osservatorio agenda digitale del Politecnico di Milano, un rapporto che misura il grado di digitalizzazione dell’economia e della società delle regioni italiane, ispirato al Digital economy and society index della Commissione europea, ha dimostrato che è ancora sensibile il divario tra le zone del Paese. Se la media nazionale è di 53,8 punti su 100, le singole regioni vanno dai 18,8 della Calabria ai 72 della Lombardia.
Accelerare la trasformazione è cruciale per un’azienda che si rivolge soprattutto a chi non è nativo digitale, in un Paese in cui la disoccupazione giovanile, secondo i dati Istat di luglio, è al 27,7% e, come dice sostiene anche Caldo, “la macchina non è più il sogno dei 18 anni”. Infatti la maggior parte dei clienti è costituita da 40enni o 50enni.
Convincere le aziende, invece, sembra essere più facile. Il servizio business-to-business di EasyPark permette alle imprese di pagare le soste dei dipendenti. «Chi viaggia per lavoro fà decine di soste al mese. Per ognuna deve tenere da parte foglietti che vanno poi fotografati, incollati, processati, controllati. Con l’app le aziende possono pagare in tempo reale la sosta e sostituire tutti quei foglietti con un’unica fattura», spiega il general manager Caldo.
Al momento EasyPark cresce a un ritmo vicino al 50% annuo e dichiara di voler superare presto il 70%. Un obiettivo che conta di raggiungere tramite progetti come l’integrazione sulla stessa app del pagamento della ricarica delle auto elettriche, l’allargamento della presenza nei parcheggi in struttura e l’espansione di Find & Park, un servizio gratuito per gli utenti EasyPark che indica le strade con colori diversi a seconda della quantità di posti disponibili. Secondo l’azienda permetterebbe di risparmiare in media quattro minuti per ogni ricerca di parcheggio.
Tutto ciò può avere un impatto anche sulla gestione urbana. Infatti, coloro che pagano la sosta tramite app, generano una grande mole di dati che può essere utilizzata per rivedere la distribuzione dei parcheggi in città.
Il rovescio della medaglia, invece, è il problema di privacy: i dati sui parcheggi forniscono infatti informazioni sugli spostamenti dei cittadini.
di: Filippo FOLLIERO
FOTO: CLAUDIO PERI/ANSA/ DC / SIM
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