Il crac in prospettiva è di oltre 27 miliardi di euro. La richiesta è di rinnovare i sostegni pubblici fino al termine della pandemia
Sono a rischio insolvenza 700.000 aziende italiane con un crac, in prospettiva, da oltre 27 miliardi di euro. È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, secondo cui nello specifico sono 694.894 le imprese che hanno sospeso le rate di prestiti bancari per un importo complessivo di 27,1 miliardi. La norma sulle cosiddette moratorie dei finanziamenti concessi dalle banche era stata introdotta con il decreto legge Cura Italia nella primavera del 2020, ma quella misura è scaduta alla fine dello scorso dicembre e non è stata rinnovata per evitare una procedura dell’Unione europea per aiuto di Stato illegittimo.
L’aggravarsi della pandemia potrebbe tornare ad acuire la crisi economica e, conseguentemente creare problemi alle aziende sul fronte dei rimborsi dei prestiti erogati dagli istituti di credito. A giugno, inoltre, scade la norma sulle garanzie pubbliche per i nuovi finanziamenti: finora, grazie al paracadute dello Stato, sono stati erogati prestiti garantiti a 2,5 milioni di soggetti per un importo complessivo di 220,5 miliardi: di questi 22,9 miliardi, erogati a 1,1 milioni di soggetti (piccole imprese e partite Iva) sono operazioni fino a 30.000 euro, mentre i restanti 197,5 miliardi si riferiscono a crediti di importo superiore, erogati a 1,4 milioni di soggetti (prevalentemente medie imprese).
Secondo Unimpresa le norme sui prestiti bancari, tra moratorie e garanzie pubbliche, valgono 247,6 miliardi di euro. E’ necessario rinnovare gli aiuti, altrimenti si assisterà ad un crollo totale dell’economia. «Condividiamo l’appello del presidente e del direttore dell’Abi, Antonio Patuelli e Giovanni Sabatini, che hanno chiesto al governo italiano e alle autorità europee di rinnovare i sostegni pubblici fino al termine della pandemia», commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/MATTEO BAZZI
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