L’obiettivo di azzerare l’import di gas da Mosca è lontano ma le misure studiate dall’Aie consentirebbero una buona diversificazione delle fonti
Nonostante gl’intenzione dichiarata di rinunciare del tutto ai rifornimenti di gas provenienti dalla Russia, il processo per interrompere la dipendenza europea dai serbatoi di Mosca, pari al 40% dei suoi consumi, dovrà necessariamente avanzare in modo graduale. Il discorso è particolarmente vero per il nostro Paese, come avevamo approfondito anche qui.
Stando a quanto sostiene l’Agenzia Internazionale dell’Energia, l’Europa potrebbe ridurre la sua dipendenza di oltre un terzo nel giro di un anno, precisamente il 33%. L’entità del processo dipende anche dall’impiego, come fonti energetiche sostitutive, di maggiori quantità di carbone e petrolio provenienti da altri mercati che al massimo della capacità potrebbero addirittura dimezzare l’import di metano russo.
Questa soluzione, però, rappresenta al contempo la più rapida ed efficace da un punto di vista economico ma anche quella più disastrosa a livello ambientale, in controtendenza con gli obiettivi di lungo e medio termine prefissati dall’Europa.
Anche per questo motivo, sul tavolo ci sono diverse proposte funzionali a una graduale ma netta riduzione della dipendenza energetica da Mosca. A partire dal blocco dei nuovi contratti di fornitura stipulati con società russe in favore di altri Stati.
Su questo fronte si è già mossa l’Italia che sta negoziando nuovi accordi con l’Algeria (ne abbiamo parlato qui). Le forniture esterne, che comprendono anche il gas liquefatto, potrebbero assicurare all’Europa fino a 30 miliardi di metri cubi, pari al 20% dell’import proveniente dalla Russia.
L’Ue starebbe pensando anche all’imposizione di un obbligo in capo ai Paesi membri di fare più scorte; anche qui l’Italia si è già mossa in anticipo, vantando lo stoccaggio più consistente dell’Unione. Questo consentirebbe anche di contrastare l’oscillazione dei prezzi.
C’è poi il grande dossier del nucleare: a pieno regime, le centrali esistenti consentirebbero di assorbire 13 miliardi di metri cubi di gas; su questo punto però il Vecchio Continente è ancora indietro: sono ancora 14, Italia compresa, gli Stati membri che non sfruttano l’energia nucleare per produrre elettricità. Non solo: la Russia al momento rappresenta il primo esportatore di combustibile per le centrali atomiche.
Un ulteriore step in direzione dell’indipendenza energetica dalla Russia potrebbe comprendere, come proposto dall’Agenzia, una tassazione temporanea sulle società energetiche europee che hanno tratto miliardi di profitti dal rialzo delle materie prime.
A livello individuale è poi possibile perseguire obiettivi pratici ma complessivamente rilevanti. Abbiamo visto qui alcuni consigli utili per ridurre il consumo di gas a livello domestico e aziendale.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/EPA/STEFAN SAUER
Potrebbe interessarti anche: