
Solo il 27% dei dirigenti italiani ha pattuito nuovi accordi aziendali su lavoro ibrido e da remoto
Lo smart working è entrato di prepotenza nelle vite degli italiani con la pandemia e, con ogni evidenza, è destinato a rimanerci, anche al di là della proroga al 30 giugno 2022 del lavoro da remoto semplificato nell’ultimo decreto Covid. Lo conferma la nuova edizione del report del Work Trend Index intitolato Great Expectations: Making Work Work e pubblicato da Microsoft.
Ad oggi il 33% dei lavoratori italiani ibridi è reticente rispetto al proprio rientro a pieno regime in ufficio; a fronte di questo, i dirigenti si stanno facendo trovare impreparati: solo il 27% ha pattuito nuovi accordi aziendali in tal senso.
«Flessibilità e benessere sono diventati elementi non negoziabili per i dipendenti» spiega il corporate vice president di Modern Work, Microsoft Jared Spataro, secondo cui le aziende devono raccogliere questa sfida in modo proattivo “per raggiungere obiettivi di successo in un orizzonte di lungo termine“.
Un ampio ragionamento in tal senso va aperto, ad esempio, in merito alla diffusione di piattaforme di comunicazione. A livello globale da marzo 2020 la media settimanale di tempo trascorso in riunioni virtuali su Teams è infatti aumentata del 252% e le aziende non possono che cogliere il cambiamento racchiuso in questo dato. Il 46% dei dipendenti in Italia si dichiara aperto persino a sfociare negli spazi digitali immersivi del metaverso per future riunioni.
Parallelamente, si assiste anche a un aumento delle ore lavorate extra-time (+28%) e nel weekend (+14%), a testimonianza di come l’orario lavorativo sia sempre più flessibile alle esigenze di vita privata del singolo. Questi dati devono però far riflettere anche sul risvolto della medaglia, e invocano un intervento a livello aziendale per far sì che le potenzialità dello smart working non sfocino oltre alcuni limiti.
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY
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