
Secondo Visco la cooperazione internazionale non deve cedere il passo e di fronte all’inflazione servono interventi strutturati. Decisa flessione dei prezzi nell’Eurozona nel 2023
La guerra ha causato e sta causando un significativo rallentamento dell’economia mondiale e con un suo prolungamento si rischiano due punti di pil in meno nel biennio. Lo ha detto a chiare lettere Ignazio Visco, il governatore di Bankitalia. «La guerra ha radicalmente accentuato l’incertezza – ha spiegato. – L’attività produttiva si è indebolita nel primo trimestre, dovrebbe rafforzarsi moderatamente in quello in corso. In aprile valutavamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina avrebbe potuto comportare circa due punti percentuali in meno di crescita, quest’anno e il prossimo. Le stime più recenti delle maggiori organizzazioni internazionali sono simili. Non si possono però escludere sviluppi più avversi. Se la guerra dovesse sfociare in interruzione delle forniture di gas russo, il pil potrebbe ridursi nella media del biennio».
Secondo Visco la cooperazione internazionale non deve cedere il passo anche perché “una divisione del mondo in blocchi rischierebbe di compromettere i meccanismi che hanno stimolato la crescita e ridotto la povertà a livello globale colpendo specialmente i Paesi più deboli“.
Non solo. Il governatore della Banca d’Italia ammonisce ad evitare “una vana rincorsa fra prezzi e salari” di fronte all’aumento dell’inflazione. Invece di una generale crescita delle retribuzioni agganciandole ai prezzi di alcuni beni, sarebbero opportuni “interventi di bilancio di natura temporanea e calibrati con attenzione alle finanze pubbliche” per contenere i rincari delle bollette energetiche e sostenere il reddito delle famiglie.
Secondo Visco l’inflazione nell’Eurozona resterà elevata nel 2022 ma poi ci sarà una decisa flessione nel 2023.
Il governatore si è anche soffermato sulla situazione occupazionale italiana che non risulta proprio florida, soprattutto se si guarda ai giovani: un milioni di loro infatti è migrato all’estero in 10 anni per mancanza di lavoro nel Bel paese. «Nell’ultimo decennio la mancanza di adeguate occasioni di lavoro ha spinto quasi un milione di italiani, molti dei quali con un’istruzione elevata, a trasferirsi all’estero; per converso sono in calo, e spesso con profili poco qualificati, le persone che dall’estero si stabiliscono in Italia: si avverte la carenza di coerenti politiche di pianificazione dei flussi, di formazione e di integrazione», ha sottolineato ancora.
Si assiste anche ad un forte divario di genere. Il tasso di attività delle donne, pari al 55% in Italia a fronte di una media europea del 68%, è inferiore di 18 punti percentuali a quello degli uomini. «Per ridurre il divario vanno tra l’altro rimossi gli ostacoli che le madri incontrano nel rientrare nel mercato del lavoro dopo la nascita dei figli. I finanziamenti del Pnrr per i servizi alla famiglia costituiscono un primo passo in questa direzione», ha concluso.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/ETTORE FERRARI
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