
La burocrazia nei Comuni costa 251 euro all’anno per ogni italiano. A soffrire di più le amminstrazioni più piccole. Puglia, Lombardia, Lazio sono le Regioni meno colpite
La burocrazia a livello comunale sfiora i 14,5 miliardi di euro, per un esborso pro-capite di 251 euro all’anno. A lanciare l’allarme è l’indagine realizzata dall’Ufficio studi della Cgia per conto dell’Asmel–Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, che rappresenta oltre 3.800 Comuni italiani, secondo cui questo costo è dovuto alla necessità di ottemperare agli adempimenti richiesti dal legislatore e alle disposizioni fissate dai ministeri, cose che richiedono tempo e risorse.
Sono le amministrazioni comunali più piccole (fino a cinque mila abitanti) a registrare il costo più elevato (344 euro pro capite), seguono i municipi con oltre 60 mila abitanti (259 euro) e quelli con classi demografiche intermedie (238 euro per i Comuni tra i cinque e i 10 mila abitanti, 212 euro per quelli fra i 10 e i 20 mila abitanti e, infine, 208 euro per le amministrazioni fra i 20 e i 60 mila abitanti).
Basilicata con il 34,6% di incidenza della spesa, Molise con il 34,5%, Sicilia con il 33% e la Calabria con il 32,8% registrano le situazioni più critiche. Puglia, Lombardia, Lazio, sono invece le Regioni meno colpite.
«Ormai nei Comuni il peso di adempimenti, spesso puramente formali o ridondanti, rappresenta sempre più l’ostacolo maggiore al buon funzionamento degli enti. Un allarme simile a quello lanciato dalle Pmi e il fatto che ora venga denunciato da strutture pubbliche la dice lunga sui guasti generati dall’eccesso di regolazione, vera zavorra del sistema Italia», spiega Francesco Pinto, Segretario generale Asmel.