
Il presidente del Consiglio ha riferito a Palazzo Madama: “Ue agisca rapidamente per uscire dalla crisi. Stop dal 2023 dal gas russo”
In vista del Consiglio europeo di giovedì, il premier Mario Draghi ha riferito oggi a Palazzo Madama circa la situazione in Ucraina, chiarendo la posizione dell’Italia, quanto è stato fatto finora e ciò che si intende discutere dalla richiesta di un tetto al prezzo del gas a nuovi aiuti anti-inflazione, fino ai tanto discussi aiuti militari a Kiev.
«Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno affronterà i seguenti temi: sviluppi della guerra e sostegno europeo a Kiev con tutte le ricadute del conflitto; gli aiuti a famiglie e imprese colpiti dalla crisi; i seguiti della conferenza sul futuro dell’Europa. Ci avviciniamo al quarto mese dall’inizio dell’invasione. Mosca continua ad aggredire militarmente città ucraine nel tentativo di espandere il controllo sul territorio e rafforzare la propria posizione. I combattimenti nella Regione di Lugansk sono particolarmente feroci. Il bombardamento di Kharkiv, seconda città più popolosa dell’Ucraina, aggrava il già terribile bilancio di morti e feriti: 5.691 feriti secondo le Nazioni Unite ma il numero reale probabilmente è più alto. Continuano a emergere nuove atrocità commesse ai danni dei civili da parte dell’esercito russo. Le responsabilità saranno accertate e i crimini di guerra puniti. Anche il numero delle persone in fuga dal conflitto aumenta, solo in Italia oltre 135 mila arrivati da inizio invasione. Voglio esprimere la mia gratitudine alle italiane agli italiani che li hanno accolti. La strategia dell’Italia in accordo con Ue e G7 si muove su due fronti: sosteniamo Kiev e imponiamo sanzioni alla Russia perché Mosca cessi le ostilità e accetti di sedersi davvero al tavolo dei negoziati».
Draghi ha ricordato la sua visita recente a Kiev con Scholz e Macron: «ho visto da vicino gli orrori della guerra e constatato la decisione degli ucraini nel difendere il loro Paese. Siamo andati a Kiev per testimoniare di persone che i nostri Paesi e l’Ue sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella sua lotta a difesa della sua democrazia e libertà. Zelensky ci ha chiesto di aiutare a sostenere l’Ucraina per poter raggiungere una pace che rispetti i loro diritti e la loro libertà. Solo una pace non subita ma concordata può essere duratura. La repressione di un popolo per mano di un esercito non porta la pace ma il proseguimento del conflitto. Il Governo italiano insieme ai partner dell’Ue e del G7 intende continuare a sostenere l’Ucraina come il Parlamento ci ha dato mandato di fare. Si tratta di un impegno anche alla ricostruzione del Paese. Le conclusioni del prossimo consiglio riaffermeranno questo impegno: lo sforzo deve essere collettivo e coinvolgere gli organismi internazionali. Vogliamo ricostruire per ridare una casa alle famiglie che l’hanno persa per riportare i bambini nelle scuole per aiutare la ripresa della vita economica e sociale in Ucraina. Oggi spetta a tutti noi aiutare l’Ucraina a rinascere. Ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue. Il Governo italiano è stato tra i primi a sostenere questa posizione con chiarezza e decisione in Europa e in Occidente. Continueremo a farlo in ogni consesso internazionale. Sono consapevole che non tutti gli Stati membri condividono questa posizione ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che il Consiglio europeo possa raggiungere una posizione consensuale in merito. Gran parte dei Paesi vicini alla Russia, grandi e piccoli, guardano ora all’Ue per la sicurezza, per la pace e per la stabilità. Il percorso da Paese candidato a Stato membro è lungo per via delle impegnative riforme strutturali richieste. I Paesi sono in grado di portare avanti queste riforme più velocemente rispetto al passato».
Draghi ha poi ricordato che il 3 giugno il consiglio Ue ha approvato il sesto pacchetto di sanzioni verso Mosca. «Le sanzioni funzionano, il tempo ha rivelato e sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci ma voglio sottolineare ancora una volta i nostri canali di dialogo rimangono aperti. Non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, una pace nei termini che sceglierà l’Ucraina. Anche nei miei colloqui con Putin ho ribadito la necessità di parlare di pace, di definirne tempi e termini concreti. Durante il Consiglio europeo si discuterà anche dell’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali. Il Governo italiano è favorevole a far partire i negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord. Il presidente Macron presenterà il suo impegno per una comunità politica europea. Come ha già chiarito non sarà un canale sostitutivo allo status di Paese candidato. Il consiglio rappresenta un occasione per cominciare a guardare al futuro.
L’allargamento dell’Ue ha creato nuove opportunità di collaborazione tra Paesi di fondamentale importanza e ha stimolato negli Stati membri lo sviluppo di un’economia di mercato importante, ha esteso diritti e tutele, sul lavoro, assenti ancora oggi in altre parti del mondo. Ha fornito un potente incentivo allo sviluppo della vita democratico e al rispetto della dignità umana. Come scritto nel trattato sull’Ue ogni Stato europeo che rispetti questi valori e si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell’Unione. L’allargamento però comporterà anche una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento di politica estera, economica, sicurezza, sociale. È opportuno convocare al più presto una conferenza intergovernativa per discutere di come affrontare questa sfida: uno stimolo al cambiamento è arrivato anche dalla conferenza sul futuro dell’Europa conclusa a maggio. Le proposte dei giovani cittadini europei presentate in quell’occasione riguardano temi importanti che meritano attenzione».
Draghi ha spiegato che il conflitto rischia di provocare una crisi umanitaria senza precedenti soprattutto a causa del blocco dei porti e delle difficoltà nel gestire il raccolto. «Già adesso il blocco dei porti tiene vincolati milioni di tonnellate di cereali del raccolto precedente che rischiano di marcire. La guerra peggiorerà la situazione. La produzione di cereali potrebbe calare del 50% rispetto all’anno scorso. Dobbiamo liberare le scorte e sbloccare le forniture per i Paesi destinatari e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre. È necessario realizzare lo sminamento dei porti e garantire l’uscita delle navi in sicurezza. Dopo vari tentativi falliti non vedo alternative all’esecuzione tramite l’Onu. L’Europa ha messo in atto uno sforzo di cooperazione su larga scala per aiutare i Paesi più vulnerabili».
Per quanto riguarda i rifornimenti di gas e il rincaro dei prezzi, il premier ha spiegato che il Governo si è mosso da subito per trovare fonti alternative al gas russo anche prima che Mosca tagliasse effettivamente le forniture, come ha fatto, ma adesso è essenziale imporre un tetto ai prezzi: «abbiamo stretto accordi con Algeria e Azerbaigian e promosso nuovi investimenti anche nelle rinnovabili. Grazie a queste misure potremmo ridurre in modo significativo dipendenza da gas russo già dall’anno prossimo. L’andamento dei prezzi dell’energia è alla base dell’impennata dei tassi di inflazione degli ultimi mesi. È essenziale agire anche sulla fonte del problema e contenere i rincari di gas ed energia. I Governi hanno gli strumenti per farlo: la soluzione che chiediamo da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo. Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di imporre un controllo al prezzo».
«L’Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini – ha concluso Draghi. – Dall’anno scorso l’Italia ha stanziato circa 30 miliardi in aiuti a famiglie e imprese con contributo straordinario delle grandi aziende energetiche che hanno maturato profitti enormi grazie all’aumento dei prezzi. Con queste misure abbiamo chiamato le imprese a co-partecipare a costi che tutta la società sta sopportando per un principio di solidarietà e responsabilità. l’Italia continuerà a lavorare con l’Ue e i partner del G7 per sostenere l’Ucraina e ricercare la pace, questo è il mandato che il Governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi, questa è la guida per la nostra azione».
Nella replica al Senato il premier Draghi ha sottolineato l’essenzialità dell’unità: «continueremo sulla strada disegnata dal decreto legge 14 del 22, ringrazio il Senato per il sostegno ad aiutare l’Ucraina a difendere la libertà e la democrazia, a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti e la libertà dell’Ucraina. In questi momenti quando il paese è coinvolto in una guerra le decisioni che si devono prendere sono complesse, profonde e con risvolti anche morali, avere il sostegno del Senato è molto importante per me. Voglio ringraziarvi anche per un motivo quasi personale, le decisioni che si devono prendere sono complesse e profonde, hanno risvolti morali e avere il sostegno del Senato nel prendere queste decisioni è molto importante per me».
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vincenzo Amendola, ha reso noto che il Governo ha espresso il proprio parere favorevole al testo dalla risoluzione. Pareri contrari sono stati raggiunti per le risoluzioni di Fratelli d’Italia, gruppo Misto e Italexit.