
I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare
Da settembre 2021 ad oggi le micro e piccole imprese, con consumi fino a 2000 MWh, hanno pagato per l’energia elettrica 21,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente, pari al 5,4% del valore aggiunto creato.
E’ quanto rileva la Confartigianato in uno studio, avvertendo che questa batosta senza precedenti rischia di ingigantirsi ulteriormente: se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 42,2 miliardi in più rispetto al 2021.
I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare. In Italia – rileva Confartigianato – la velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a quanto avviene nell’Unione europea.
A luglio 2022 nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia.
“Servono interventi immediati e altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare un’ecatombe di imprese e una crisi senza precedenti“, afferma il presidente di Confartigianato Marco Granelli.
Tra gli interventi sollecitati da Granelli anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio “chi inquina paga”.
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