
La crisi delle forniture spinge le amministrazioni a ripensare l’illuminazione pubblica. Ma non per tutti è un male.
Da Parigi a Milano la crisi energetica legata alle speculazioni e al conflitto in corso tra Russia e Ucraina spegne le luci delle città: il comune della Ville Lumiere, ad esempio, ha deciso di programmare la chiusura delle lampadine della Tour Eiffel per le 23:45, ora di chiusura. Un evento simbolico che consentirebbe alla città di risparmiare almeno il 10% sulla bolletta. D’altra parte è anche vero che il celebre monumento sarebbe proprio da “riqualificare”, energeticamente parlando: l’imponente costruzione nata per l’Esposizione Universale del 1889 infatti è alimentata da 20 mila lampadine a incandescenza. Non esattamente l’alternativa migliore sotto il profilo del risparmio, visto che con lampadine a led si risparmierebbe almeno il 95% rispetto di energia rispetto a quelle attualmente in uso.
Anche città italiane come Palermo si interrogano sull’opportunità di spegnere le luci dell’illuminazione pubblica, e si propone ai cittadini del capoluogo siculo di pedalare per tenere acceso il grande albero di Natale (letteralmente visto che l’idea è mettere a disposizione dei volenterosi delle cyclette). Il problema dell’illuminazione non è solo energetico, ma anche di sicurezza. Eppure c’è chi sa vedere anche il lato positivo di queste restrizioni: una maggiore attenzione al risparmio energetico e un’adeguamento a tecnologie di risparmio da parte delle amministrazioni.
In realtà alcune città si stanno attrezzando da anni, ben prima della guerra, per ridurre gli sprechi. Ad esempio su 48 mila punti luce a Firenze, 40 mila sono ora a led, facendo passare così la bolletta da 5 milioni a una da 2,8 milioni; e il processo non è iniziato ieri, ma nel 2018. Un’altra alternativa green e bolletta friendly sono i semafori intelligenti, alternative al led che si autoalimentano a energia solare. Su questo tema ci sono alcune pecche: tra tutte la capacità di immagazzinare l’energia in eccesso e il problema di rendere costante (anche in potenza) la luminosità.
Si tratta comunque di energie che permettono un rapido rientro degli investimenti: considerando che il risparmio medio con queste soluzioni è del 40%, in circa 3 anni il costo per questo tipo di spesa (che è comunque reperibile attraverso finanziamenti e bandi europei) è pienamente recuperabile. Un suggerimento per quelle città che non vogliono rinunciare a un luminoso Natale ma non vogliono la sorpresa di una bolletta salata sotto l’albero.