
Bonus bollette, caro energia e anti inflazione, tutti i primi test del nuovo ministro
Tra cerimonia della campanella e dichiarazioni un’altra procedura rimane in penombra nei riti del passaggio a un nuovo governo: quella del passaggio di consegne. E lo scambio di informazioni avvenuto al Mef ieri tra Daniere Franco e Giancarlo Giorgetti è particolarmente centrale, perché il nodo più caldo riguarda la legge di bilancio che verrà.
In realtà la prima sfida del nuovo titolare sarà l’ennesimo decreto legge sulle bollette. Giorgetti dovrà estendere al mese di dicembre il sistema dei crediti d’imposta per gli acquisti dell’energia da parte di imprese e attività commerciali, come stabilito dall’ampliamento del decreto Aiuti-ter. Per farlo serviranno almeno cinque miliardi. Ma ci sono anche altre idee sul piatto da gestire. Una è quella di garantire il bonus che abbatte i rincari di energia elettrica e gas ai contribuenti con i redditi più bassi, esonerandolo parametro dall’Isee (il tetto ora è a 12mila euro) che deve essere richiesto dalle famiglie. Il paradosso è che proprio sull’Isee la misura inciampa: molte famiglie potrebbero richiedere il bonus, ma non lo fanno perché non sufficientemente informate (anche se è specificato nella bolletta). Così più di metà delle risorse sono rimaste inutilizzate. Il piano di Giorgetti quindi è far arrivare il bonus direttamente a chi ne ha diritto, senza che le famiglie debbano farne richiesta. Non proprio semplice visto che occorre armonizzare le soglie di reddito (individuali) con un aiuto che è indirizzato alle famiglie.er un aiuto che è invece indirizzato alle famiglie.
Meno delicato è il nodo sugli sconti fiscali per l’elettricità e il gas delle imprese. In questo caso occorre solo confermare per dicembre i crediti d’imposta già in vigore fino al 30 novembre. La manovra costerà pressapoco cinque miliardi. Molto più interessante l’idea di una replica del bonus antiinflazione a 150 euro. Tecnicamente i fondi ci sarebbero, ma il Governo Meloni deve avanzare con cautela verso l’imminente legge di bilancio. L’escamotage per investire comunque potrebbe essere trasferire i finanziamenti previsti per l’anno prossimo a quest’anno, con un cambio di calendario già sperimentato gli anni scorsi. Per esempio l’anno scorso il “trasloco” ha riguardato i fondi annuali per le Ferrovie. Così facendo si potrebbe far scendere il deficit di partenza del prossimo anno al tre per cento circa, senza però modificare la soglia del 5,6% sul 2022.
Lo scoglio da superare sarà la relazione al Parlamento che permette di utilizzare l’extragettito fiscale. Dopo di che le misure potrebberoentrare nel club degli emendamenti governativi al decreto Aiuti-ter che da domani inizierà l’esame in commissione speciale alla Camera. Un esame che deve superare anche il rafforzamento dell’ombrello dei mutui agevolati per i giovani sotto i 35 anni (un lascito del governo Draghi) e la conversione del decreto che ha appena esteso al 18 novembre il taglio delle accise su benzina e gasolio. Il governo ha due strade: un decreto collegato alla nuova manovra (che però per non pesare sul bilancio dovrà essere light) o un decreto ad hoc (più difficile per tempi e procedure).