
Questa notte la lancetta va spostata indietro, anche se c’è chi vorrebbe abolire il cambio
Domenica 30 alle 3 di notte saluteremo l’ora legale per tornare a quella solare, spostando indietro la lancetta di 60 minuti. Ma a che cosa serve l’ora legale? E davvero conviene abolirla come vorrebbero alcuni? L’ora legale è la convenzione che permette, spostando di un’ora l’orologio, di aumentare l’irradiazione solare durante il periodo estivo, cioè di guadagnare un’ora di luce; non tutti gli stati la applicano, e alcuni lo fanno in giorni e orari differenti. Questa consuetudine ha diversi vantaggi non solo per le attività produttive, ma anche per una questione di risparmi sull’energia che, altrimenti, sarebbe impiegata per mantenere illuminate case e industrie. Un risparmio quindi, secondo i suoi sostenitori, che vorrebbero interrompere l’uso di cambiare ora in primavera e in estate.
C’è da dire che in effetti l’ora legale, secondo uno studio della società pubblica della rete elettrica Terna, in sette mesi ha fatto risparmiare 190 milioni di euro alle bollette degli italiani perché dal 27 marzo si è beneficiato di minori consumi per 420 milioni di kwh, pari al valore di fabbisogno medio annuo di circa 150 mila famiglie; evitando per altro l’emissione di 200 mila tonnellate di CO2. In totale, secondo la società, dal 2004 al 2022, il minor consumo di energia elettrica per l’Italia dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 10,9 miliardi di kWh e ha comportato un risparmio per i cittadini di circa 2 miliardi di euro.
Una formula che piace a portafogli e ambiente insomma. Tanto che la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e Consumerismo No Profit hanno raccolto 256.000 firme per poterla tenere tutto l’anno. Sostengono che, con questi prezzi dell’energia, nel 2023 si risparmierebbe due miliardi e mezzo di euro. Per questo hanno chiesto alla premier Meloni di prolungare l’ora solare almeno per un mese, a titolo sperimentale. «Siamo oramai a numeri da proposte di Referendum Popolare – spiegano il presidente Sima, Alessandro Miani, e il presidente di Consumerismo, Luigi Gabriele – A questo punto non escludiamo di percorrere formalmente questa strada, dato che è stata appena varata la piattaforma digitale per la sottoscrizione dei Referendum abrogativi». E non solo per le implicazioni economiche: « Si aggiungerebbe -aggiungono- un taglio di emissioni climalteranti pari a 200.000 tonnellate di Co2, equivalenti a quella assorbita piantando 2 milioni di nuovi alberi, con benefici per la salute umana e planetaria».