
Quasi tutte hanno registrato una crescita a due cifre compresa tra il 17,3% e il 49,3%, con una crescita composita anno su anno superiore alla media del 27,2%
Il podio del lusso è della francese Lvmh ma l’Italia con il suo Made in Italy si conferma uno dei Paesi leader nel settore, posizionando ben 23 aziende tra le Top 100 nella classifica della nona edizione del Global Powers of Luxury Goods, lo studio annuale di Deloitte.
Quasi tutte hanno registrato una crescita a due cifre compresa tra il 17,3% e il 49,3%, con una crescita composita anno su anno superiore alla media del 27,2%.
Secondo la ricerca il fatturato complessivo dei primi 100 gruppi al mondo è pari a 305 miliardi di dollari, 53 miliardi in più dell’anno precedente e + 8,5% rispetto ai livelli pre-pandemia.
Golden Goose, Moncler ed Euroitalia rientrano tra le aziende a crescita più rapida, rispettivamente al terzo, decimo e sedicesimo posto, grazie a una crescita media annua a doppia cifra per il periodo 2018-2021 (rispettivamente 27,2%, 12,9% e 10,9%).
Il gruppo Prada, Moncler e Giorgio Armani sono i tre principali player italiani in classifica e, in forma aggregata, rappresentano il 35% delle vendite di beni di lusso realizzate dalle aziende italiane presenti nel ranking.
Il gruppo Marcolin ha registrato il net profit margin più alto dell’intera classifica: 33,4%, seguito da Hermès con 27,3%.
«In questo periodo di cambiamento ed incertezza, l’appeal delle aziende del settore lusso si è riconfermato. Il comparto è stato capace di re-inventarsi ed avviare un processo di trasformazione considerevole, portando concetti quali sostenibilità, economia circolare, innovazione, al centro delle proprie strategie di crescita per i prossimi anni. Oggi più che mai le aziende di questo settore sono in grado di essere vicine ai consumatori in termini di servizio, produzione, ascolto e condivisione dei medesimi valori» commenta Giovanni Faccioli, Deloitte global fashion & luxury practice leader.