
Si preannuncia una giornata difficile per le Borse, dopo l’annuncio sia della Fed sia della Bce di un aumento dei tassi di mezzo punto, che non sarà l’ultimo
Nei primi scambi a Londra l’indice Ftse 100 cala dello 0,03% a 7.423,95 punti, a Francoforte il Dax sale dello 0,1% a 14.000,75 punti e il Cac40 di Parigi cede lo 0,13% a 6.514,50 punti. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib sale dello 0,35% a 23.813 punti.
Dopo i “falchi” della Bce, sui mercati azionari arrivano pure le “quattro streghe” (cioè il terzo venerdì nell’ultimo mese di ogni trimestre (marzo, giugno, settembre e dicembre), giorno nel quale vi è la scadenza simultanea di contratti futures e di opzione) con le Borse europee che cercano il rimbalzo dopo la batosta della vigilia legata alle posizioni più aggressive del previste da parte di Christine Lagarde.
Non arrivano indicazioni positive dall’Asia, dove Tokyo ha perso quasi il 2% e i listini asiatici registrano nel complesso la peggiore settimana da ottobre.
Tutto questo arriva all’indomani della peggior seduta in tre mesi per il Dj a Wall Street e soprattutto del tonfo dei listini europei, scossi dall’indicazione della Bce (che si somma così alla Fed) sulla necessità di ulteriori strette per combattere l’inflazione, dopo aver aumentato di 50 punti, come da attese, il costo del denaro.
A pesare anche l’annuncio che da marzo prossimo l’Eurotower rallenterà il ritmo del suo reinvestimento dei titoli di Stato in scadenza.
Intanto, dopo i primi scambi lo Spread tra Btp e Bund inverte la rotta iniziale e sale a 212 punti, rispetto ai 202 punti dell’avvio di seduta ai 206 della chiusura di ieri. Il rendimento del decennale italiano sale al 4,24%, con un balzo di 10 punti base.
Sul mercato valutario, euro/dollaro che ieri era risalito sopra la soglia di 1,07 dopo la Bce, per poi ripiegare, si muove in area 1,065 mentre il petrolio torna debole (piatto il Brent a 81 dollari) e il gas è in calo a 127 euro al MWh
Tra i dati macroeconomici attesi nel corso della seduta, gli indici Pmi manifatturiero a dicembre di Giappone, Francia, Germania, Eurozona, Gran Bretagna e Stati Uniti, mentre dalla Gran Bretagna arriverà le vendite al dettaglio a novembre e dall’Eurozona l’inflazione.