I licenziamenti dovrebbero essere migliaia
Per il settore bancario i tempi non sono dei più rosei. In migliaia di lavoratori rischiano il posto a causa dei tagli anche anche le big del settore si trovano costrette a compiere. Si tratta del più grande taglio al personale dalla crisi finanziaria globale, con i dirigenti costretti a diminuire i costi a causa del crollo dei ricavi dell’investment banking.
Con i licenziamenti si va invertire la tendenza delle assunzioni di massa che le banche hanno effettuato durante gli ultimi anni e la scelta di non licenziare personale nel pieno della pandemia.
La crisi è a livello globale, ma particolarmente negli Usa, ma se si dovesse estendere si aprirebbe un nuovo fronte di crisi.
Reuters ha annunciato che le banche sarebbero sul punto di licenziare oltre 6mila posti di lavoro. Banche del calibro di Credit Suisse, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Bank of New York Mellon che hanno già iniziato a tagliare oltre 15mila posti di lavoro. Lee Thacker, proprietario della società Silvermine Partners ha spiegato che “i tagli di posti di lavoro in arrivo saranno super brutali. È un reset perché hanno assunto troppo negli ultimi due o tre anni“. Anche Ana Arsov, co-responsabile del settore bancario globale di Moody’s, ha parlato dei tagli, ma ha assicurato che saranno meno gravi rispetto a quanto successo durante la crisi finanziaria.
Goldman Sachs ha avviato un processo che poterà 3200 dipendenti a perdere il lavoro, a dicembre invece Morgan Stanley ha licenziato 1.800 dipendenti. Bank of New York Mellon prevede di tagliare 1.500 posti di lavoro nella prima metà dell’anno.
Da Credit Suisse le notizie sono ancora peggiori, dato che intende licenziare 9mila persone.