
Le opere basate su universi già scritti sono amatoriali, ma se hanno successo crescono i guadagni (e i problemi)
Spesso sono i primi banchi di prova di aspiranti scrittori in erba, rese popolari proprio dall’avvento di internet e della chatroom online. Solo le fanfiction, opere di invenzione di fan sfegatati di una serie, un libro e un film che pur traendo ispirazione dalle ambientazioni dell’opera prima sviluppano un arco narrativo proprio, a volte stravolgendo il carattere dei personaggi o aggiungendo sottotrame non esplorate del prodotto originario. Ma quand’è che rischiano di valicare il confine tra omaggio e plagio?
Molte fan fiction in realtà sono opere senza fine di lucro. Questo potrebbe far pensare che quindi la loro stesura non costituisca plagio, ma non è così: secondo il codice in materia di diritto d’autore, chi crea un’opera non solo ha il diritto esclusivo di pubblicarla, di trarne profitto, di riprodurla e di rappresentarla in pubblico, ma anche di “elaborarla”, cioè di modificarla o trasformarla in altra forma di espressione artistica, oppure ancora di apportarne variazioni anche sostanziali. Ed essendo un diritto esclusivo, la conclusione è che ebbene sì: le fan fiction non autorizzate costituiscono plagio. A meno che, ed è l’unico caso, non siano talmente diverse dall’opera originale che i legami con questa diventano veramente risibili e, pertanto possono essere considerati come un’opera con vita propria. Ad esempio, se prendessimo la trama originale di Romeo e Giulietta ma li trasformassimo in due marziani e trasferissimo il plot su Marte, condendo la nuova opera con una sottotrama ambientata nello spazio con un pizzico di Asimov, non sarebbe considerato plagio di nessuna opera originale.
C’è però un altro caso in cui l’opera del fan non costituisce plagio: se infatti essa viene redatta a scopo di critica, satira o pastiche, rientra in quelle eccezioni che l’Unione Europea con la direttiva del 2019 ha salvaguardato dal diritto d’autore. Questo in quanto la legge prevede delle eccezioni alla regola per quanto riguarda questo tipo di “rielaborazione” dell’opera prima, salvo che non compromettano la resa economica del lavoro di riferimento e gli facciano concorrenza.