
Nel rapporto dare-avere la locomotiva padana cede più di quanto riceve, è la protesta della Cgia di Mestre
Gli ultimi dati disponibili sul “residuo fiscale” evidenziano come nel rapporto dare-avere tra lo Stato centrale e i territori la gran parte delle regioni del Nord presentino un valore negativo. Tradotto: le regioni del Triangolo industriale italiano devolvono al resto del Paese più di quanto ricevano. A rivelarlo è la Cgia di Mestre, analizzando le ipotesi elaborate dalla Banca d’Italia nello studio del 2020.
Dal report “L’economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali” emerge che, nel 2019, ciascun abitante di Veneto, Emilia R. e Lombardia – i territori cioè che hanno già firmato un patto con l’Esecutivo per ottenere l’autonomia differenziata – ha fornito alle casse pubbliche rispettivamente 2.680 euro, 2.811 euro e 5.090 euro. Al contrario invece le regioni del Sud presentano un risultato positivo. Poiché maggiormente in difficoltà economica rispetto al resto del Paese, i flussi finanziari che ricevono sono superiori alle risorse economiche che devolvono allo Stato centrale.
Disequilibri geografici
Alcuni esempi: la Campania sempre nel 2019 ha registrato un “saldo” pro capite pari a +1.380 euro, la Puglia +2.440 euro, la Sicilia +2.989 euro e la Calabria +3.085 euro. Secondo la nota della associazione artigiani: “l’esistenza di un residuo fiscale eccessivamente negativo costituisce una delle motivazioni alla base della richiesta di autonomia differenziata delle tre amministrazioni regionali”. Aggiunge inoltre che: “anche se con sfaccettature diverse, tutte, comunque, in linea di principio sono consapevoli che il centralismo statale abbia accentuato le disparità tra i territori”.
Per l’associazione degli artigiani di Mestre: “nel rispetto di quanto è previsto dalla Costituzione italiana, i territori che chiedono di gestire in autonomia nuove funzioni e competenze devono essere messi nelle condizioni di farlo”.
Cos’è l’autonomia differenziata
La legge quadro (valida anche per le Regioni a statuto speciale) è composta di 10 articoli, e nei progetti del proponente, il ministro Calderoli, dovrebbe entrare in vigore nel 2024. Lo scopo del testo è semplificare le procedure, accelerare e sburocratizzare i procedimenti, nel rispetto dei principi di unità giuridica ed economica sanciti dalla Costituzione.