
Sono sempre più diffusi fenomeni di riuso come la doggy bag (la chiede il 49% degli italiani) e lo shopping di prodotti a chilometro zero (7 su 10)
Domenica 5 febbraio si celebra la Giornata nazionale di prevenzione contro gli sprechi alimentari. Un tema sul quale gli italiani sono sempre più sensibili come conferma l’ultima analisi di Coldiretti/Censis secondo cui il 58% dei consumatori ha iniziato a sfruttare avanzi dei pasti precedenti per cucinare. Una scelta che combina motivazioni etiche e necessità di risparmio, in particolare con l’acuirsi della crisi economica dopo l’esplosione della guerra e dell’inflazione.
Il riuso degli avanzi prende le più disparate forme: si va dalla normalizzazione della doggy bag al ristorante (il 49% delle persone dichiara di chiederla al cameriere, 58% nei giovani) fino alla diffusione di piccoli orti domestici (coltivati dal 41% degli italiani). Aumenta anche il numero di persone che si portano il pranzo da casa per la pausa in ufficio (52% dei lavoratori, che spesso sfruttano gli avanzi della cena precedente) e che prediligono mercati contadini a km zero (7 italiani su 10).
Un occhio di riguardo per gli sprechi è evidente anche nelle abitudini di spesa degli italiani. Secondo il sondaggio il 92% dei consumatori controlla le date di scadenza per concentrarsi solo sul cibo da consumare nel breve periodo. Nell’81% dei casi gli italiani ponderano la lista degli acquisti in modo da evitare shopping impulsivo.
La combinazione di tutte queste buone pratiche ha portato a una riduzione del 12% dello spreco alimentare nel 2022; nello specifico, ogni italiano (i dati si riferiscono a gennaio 2023) butta nel cestino 524,1 grammi di cibo a settimana, contro i 595,3 grammi dello scorso anno (27,3 chili l’anno).
Questo buon risultato richiede però ancora ulteriori sforzi: stando al Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, complessivamente in Italia il valore dello spreco alimentare è di 6,5 miliardi di euro.