
Dopo le ultime decisioni che hanno portato ad uno sto alla cessione dei crediti previsti dal Superbonus le associazioni di categoria temono per la tenuta del comparto e annunciano scioperi
Dopo un iter piuttosto veloce, il blocco alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura è realtà. Una realtà che ha portato a proteste e timori, soprattutto per il mondo del lavoro. Per questo sindacati e imprese stanno chiedendo al governo di attuare misure di sostegno e sostitutive.
Sul tavolo, infatti, c’è la potenziale perdita di posti di lavoro (100mila per la Cgil) e i fallimenti (tra le 25mila e le 40mila aziende potrebbero chiudere i battenti).
Dall’altra parte, però, ci sono i rappresentanti dello Stato, in primis il monistro Giorgetti che ha sottolineato i timori per l’aggravarsi dei conti pubblici. Tra le dichiarazioni sono da registrare anche quelle del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che fa notare una situazione ormai non più controllabile con “110 miliardi per il Superbonus che gravavano sulle spalle dello Stato” a cui fa eco anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. In particolare quest’ultimo ha puntato il dito contro il governo Conte, promotore della misura.
Il cambio di rotta, però, potrebbe avere conseguenze ampie sulla tenuta del tessuto sociale. A questo proposito il segretario generale della Filca-Cisl, Enzo Pelle, parla di una vera e propria bomba sociale. Da qui la minaccia di scioperi e la richiesta di modifiche alle ultime decisioni approvate dal cdm.
Sulla questione sono intervenuti anche Abi e Ance che chiedono una “misura tempestiva” per permettere agli istituti di credito si potenziare la propria capacità di acquisto “utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche”.