
Il REPowerEu, che prevede anche il sostegno a interventi di risparmio energetico e di stimolo a investimenti sull’energia pulita, vale 20 miliardi di euro a fondo perduto (il 14% all’Italia)
Lavori in corso sul Pnrr, non solo per concordare con Bruxelles le modifiche necessarie per affrontare gli aumenti dei costi delle materie prime. Palazzo Chigi si sta muovendo anche in altre direzioni.
La prima è la riforma della governance, approvata per decreto la settimana scorsa con l’accentramento di diverse competenze in un nuovo organismo, la “struttura di missione”, dipendente dalla presidenza del Consiglio.
L’altra, con scadenza a fine aprile, riguarda la revisione del Pnrr per integrare il REPowerEu, il piano energetico europeo funzionale a rendere l’Europa indipendente dal gas russo ben prima del 2030. Un obiettivo subentrato dopo l’invasione dell’Ucraina, e che prevede anche misure in controtendenza con il promosso abbandono delle fonti fossili. “Nel breve termine – si legge – abbiamo bisogno quanto prima di forniture alternative di gas, petrolio e carbone”.
Il REPowerEu, che prevede anche il sostegno a interventi di risparmio energetico e di stimolo a investimenti sull’energia pulita, vale 20 miliardi di euro a fondo perduto di cui, secondo il regolamento per l’inserimento nel Pnrr adottato martedì dal Consiglio europeo, l’Italia potrebbe ottenere il 14%, pari a 2,76 miliardi (la cifra più alta a pari merito con la Polonia).
Non si conoscono ancora le misure che il governo intende adottare al riguardo, ma la discussione è in corso: il 5 febbraio si è tenuta una cabina di regia sul tema, ed è già stato avviato un primo confronto con le società partecipate Eni, Enel, Snam e Terna.
Tra i possibili punti d’azione potrebbe esserci il settore delle energie fossili, assente dall’attuale versione del Pnrr messa a punto prima della guerra, quando ancora si puntava solo sulla transizione ecologica. I criteri indicati dall’Ue per integrare il REPowerEu prevedono investimenti e riforme da introdurre sulla base di progetti già definiti nel Pnrr. Un esempio può essere il miglioramento di infrastrutture energetiche destinate a soddisfare l’approvvigionamento di gas non russo. Oppure, la riduzione del fabbisogno.
Secondo Openpolis, sul tema dell’energia nel Pnrr ci sono 12 investimenti economici e quattro riforme normative su cui il governo potrebbe decidere di intervenire (due riforme, in realtà, sono state già completate). La metà di queste misure si occupa di idrogeno in termini di ricerca e sviluppo, sperimentazioni nel trasporto ferroviario e stradale. Le altre misure sono dedicate alla produzione e al consumo di gas rinnovabile, industria eolica e tecnologie dei dispositivi fotovoltaici. Quel che manca sono proprio interventi sulle forniture di combustibili fossili, previste dal REPowerEu con fondi da assegnare ai Paesi membri in base al tasso di dipendenza energetica dall’estero.
(foto EU/Bogdan Hoyaux)